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Aggiornato: 7 giugno 2025


Cara, cara signora Rigotti! vociferava gestendo; ti avrò ai miei comandi! farai la calzetta, ed io troncherò il filo; cucirai le mutande del babbo, ed io ti ruberò gli occhiali; farai la crema, ed io l'anderò a mangiare in dispensa... evviva la mamma Rigotti! brrr... e il signor Rigotti? non verr

Poi, gli occhiali verdi, e sotto il braccio, altro oggetto da cui non si separava mai quasi neppur in casa, un ombrellone verde, che teneva sulle ginocchia, come un bambino a cui facesse la nanna, anche quando scriveva i suoi articoli. Come va, figliuola? domandò all'artista famosa, cui tutti parlavano con ossequio e trepidando, in un tuono che sembrava parlasse alla più umile delle mortali.

Ah, ah, capisco! mormorò l'abate, i cui occhiali verdi erano volti verso il cembalo sul quale si trovava spiegata la Gazzetta. Ho osato toccare la regina! Tocchi di penna, e di penna d'oca... non lasciano traccie, figliuola... Andiamo... via! Ti hai per male che un vecchio, che ti vuol bene, ti dica un po' di verit

Chi l'avesse veduto al suo banchetto, la testa coperto d'un berretto ad ala tesa, gli occhiali sul naso, le guancie paffute e rase e l'ampio grembiale girargli attorno al suo grosso corpo, l'avrebbe creduto il vero tipo dei Pipélés. D'indole semplice ed ingenua aveva un cuore eccellente; era sempre contento di tutto e di tutti e non voleva aver brighe con nessuno, cure, pensieri.

Non riceveva mai nessuno, e solamente in una sera di settembre, sull’imbrunire, un signore smilzo, in occhiali, si presentò al cancello della villa, e chiese del capitano. Gli fu aperto da Mosè che lo introdusse nel salotto, e corse a chiamare il padrone. Il capitano parve sorpreso assai di quella visita.

Cardello era stato incaricato di ridurre in pezzettini quattro quinterni di carta, e bollarli, mentre don Carmelo, con gli occhiali a cavalcioni sul naso, vi scriveva a grossi caratteri: GRANDE SERATA TUTTA DA RIDERE Domani sera dobbiamo farci onore! Vo' farli rimanere a bocca aperta. Che si credono questi signori? Doppia illuminazione.

Io fui assente da Novara parecchi anni; quando ci tornai, di passaggio, le due zitellone erano ancora sedute ai due lati del balcone, coi due panierini ed i due lavori. La signora Rosa ricamava cogli occhiali, la signora Caterina aveva delle rughe che complicavano ancora più i rabeschi fatti dal vaiuolo sul suo volto violaceo.

"Sciocchi!" gridò Alice con voce disdegnosa, ma si fermò subito perchè il Coniglio bianco, sclamò, "Silenzio nel Tribunale!" e il Re inforcò gli occhiali e si mise a riguardare ansiosamente in ogni parte per vedere chi parlasse.

Ci ravvisò in un attimo il segretario, saltò in piedi colla sveltezza di vent'anni, e cercò di ricuperarsi dallo sgomento appartando il seggiolone e ponendosi gli occhiali. E il maggiore a lui: Siete il sindaco? Eccellenza, sono sordo. Siete il sindaco? Il segretario, eccellenza. Ho servito quarantadue anni. Spero che il generale Garibaldi... Dov'è il sindaco?

Egli veniva quasi tutti i giorni a trovarla, ora montato sul trespolo della poesia, ora diguazzando nella prosa grossolana, ma originale sempre nelle sue opinioni; misto curioso del suo carattere che trovava un perfetto riscontro nella faccia dai lineamenti volgari, sensuali, tagliata a mezzo da un naso carnoso, sul quale gli occhiali avevano lasciato il solco, e illuminata in alto da una fronte larga, dove gli occhi brillavano con tutto il fuoco dell'intelligenza.

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