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Io vidi il secondo gruppo di prigionieri, di 600 uomini, passare il Ponte Nomentano sull'Aniene. Essi sembravano in migliori condizioni dei primi. La maggior parte portavano la camicia rossa e il berretto rosso; alcuni avevan su questo delle penne; tutta la strada era illuminata da questi colori. Vi eran fra loro anche degli uomini maturi, dai capelli grigi, nell'uniforme della Guardia Nazionale Italiana. I capitani portavano ancora la spada, prova questa che avevano capitolato onorevolmente. Essi tacevano tutti; molti guardavano timidamente la folla che era venuta loro incontro da Roma. Un segnale dato dal corno avvisò che era giunto il momento del riposo; i soldati di scorta si stesero entro i fossati; dei prigionieri, la maggior parte rimase in piedi sulla via; alcuni si gettarono sulla nuda terra di Roma; altri si accomodarono a fianco dei papalini, i quali li lasciarono fare in silenzio; tutta la scena rappresentava un singolare quadro storico sul pittoresco paesaggio dell'Aniene, presso il vetusto e turrito ponte memore di Belisario. Su di esso stanno incise le armi di quel notevolissimo pontefice che fu Nicolò V, contro il governo del quale congiurò Stefano Porcari, per morire poi in Castel S. Angelo, per mano del carnefice. L'oro diffuso e luminoso del sole irradiava la solenne campagna, nel cui sfondo gi

Continuano i lavori, e le jattanze francesi; essi però conducono a termine la batteria quinta prima per far tacere il nostro fuoco del bastione settimo, e poi per aprire la breccia; mandano scorrerie sul Teverone per rompere i ponti Salaro, Nomentano, e Mammolo, e così chiudere da questo lato ogni comunicazione con Roma; sorprendono il colonnello Pianciani, che in compagnia di un suo ufficiale veniva nella carrozza del corriere, e lo tengono prigioniero di guerra: l'Oudinot vanta questa presa come una conquista, ed è ciurmatore; aggiunge nel rapporto averla conseguita dopo combattuta aspra pugna, ed è bugiardo: fa una funata di poveri contadini, e gl'invia in Francia trofei di guerra, e così conferma la sentenza che sopra tutte le passioni la vanit

La visione del paesaggio nomentano gli si apriva dinanzi ora in una luce ideale, come uno di quei paesaggi sognati in cui le cose paiono essere visibili di lontano per un irradiamento che si prolunga dalle loro forme. La carrozza chiusa scorreva con un rumore eguale, al trotto: le muraglie delle antiche ville patrizie passavano dinanzi alli sportelli, biancastre, quasi oscillanti, con un movimento continuo e dolce. Di tratto in tratto si presentava un gran cancello di ferro, a traverso il quale si vedeva un viale fiancheggiato di alti bussi, un chiostro di verdura abitato da statue latine, o un lungo portico vegetale dove qua e l

Nel 974, Crescenzio de Teodora si impadronisce del potere a Roma, e più tardi suo figlio Giovanni Crescenzio è a capo del partito nazionale romano. La sua storia forma un noto episodio del regno di Ottone III. I cronisti chiamano questo Crescenzio Nomentano. La sua famiglia che risiedeva quasi tutta nella Sabina e presso Farfa in particolare, si doveva quindi trovare in possesso di quel luogo, e Giovanni Crescenzio o era nato ei pure nei possedimenti de' suoi padri, o Nomentum era toccata particolarmente a lui per eredit