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Aggiornato: 12 giugno 2025
La fanciulla si strinse nervosamente le mani fino a farle scricchiolare; diede un'occhiata in giro ad assicurarsi nessuno avesse rilevato l'atto; ma non v'erano se non viaggiatori frettolosi e portatori in attesa di bagagli. Entrò sotto il peristilio della stazione, seguendo il facchino impadronitosi degli oggetti ch'ella aveva posato a terra. Ritirò la tessera.
Si fece rosso rosso, girò nervosamente fra le mani il cappello piumato, ma non disse nulla. Lo esortai ad esser forte, a rassegnarsi, aggiunsi che era una grande sventura; che tutti la sentivamo, e che fin all'ultima ora la poveretta, anche delirando, aveva pensato a lui... E gli stesi la mano in atto di amichevole conforto.
La contessa mosse incontro a Nenni, con un'espressione di letizia, con un sorriso così limpido, che Ariberto fece girar tra le dita nervosamente il bastoncino d'ebano. Come mai? ella chiese. Io non vi aspettava più.... Se volete, torno via! disse Nenni ridendo. No, no, ve ne prego! esclamò Gioconda con involontario calore. Sedete qui, accanto a me; oggi siete la pecorella smarrita.
Come l'Albani tacque ancora, Anastasio Natali che continuava nervosamente nel suo lavoro, ripetè: E poi?... e poi?... Poi, ho finito. Ma la guarigione? Ah, sì! È avvenuta da qualche mese soltanto, e non è ancora, come vedi, completa. Ero andato a passare qualche tempo al mio paese, a respirare quell'aria balsamica, a riposare gli occhi nella contemplazione del verde.
"La giornata m'appartiene" mormorò l'Immorale, ricordando le parole del filosofo. Sorrise di sarcasmo contro sé medesimo, torcendosi le mani nervosamente intrecciate. Ahimè, anche il tempo era per la tristizia sua un tesoro inutile e gravoso!
Allora, nervosamente, Gallo si fece tendere un’altra spada, sciolse di nuovo il rosso drappo da combattimento per costringere il toro ad abbassare la fronte, mirò alla nuca e diede la stoccata. Ma il secondo colpo non fu migliore del primo. Gemendo, l’animale retrocesse, gonfiandosi di dolore e di vomito sotto lo strazio della spada mal confitta. Il soffio delle sue narici umide mandava larghi spruzzi di sangue, gli occhi dilatati gli scoppiavano dalle orbite gi
La signora Gavazzini, in piedi, gualciva nervosamente i nastri del suo abito, mentre il bambino guardava ora lei, ora il padre, con due occhi malinconici.
Silenzio, disse Elenka, raucamente. Chiamatemi Notis. Tosto i cespugli gommiferi s'aprirono e Notis apparve seguito a corta distanza dallo sceicco Fit Debbeud e da tutta la banda. Egli s'affrettò a raggiungere Elenka che spezzava nervosamente i robusti steli di alcuni ingiorò dai fiori caliciformi, di un bel colore roseo. Ebbene, sorella? chiese Notis ansiosamente.
Perchè, rispose con sottile ironia, se dovrò fare un discorso? e la sua mano sinistra stringeva nervosamente il piccolo fazzoletto bianco, col quale si era poco prima asciugato sulla fronte il sudore. Un discorso? esclamò Bice fissandolo: a chi? A te. Tutti attesero.
Scosse due o tre volte nervosamente il capo, ma continuò a leggere cogli occhi fissi sul foglio, tremando a verga, e sussultanto di tratto in tratto. Ma non gridava, non diceva nulla, e guardava sempre il foglio.
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