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Aggiornato: 14 giugno 2025
Ebbene, proseguì il cieco sorridendo, quando vidi te la prima volta, ti trovai tutta diversa da quello che t'immaginavo... Confrontando ora l'immagine che mi ero fatta, e la tua, trovo che, perchè mi avevano dipinta una bruna, io t'aveva immaginata nera, e perchè avevano parlato d'una donnetta piuttosto piccola di statura, io ti vedeva nana.... Il dottore Q.... soggiunse dopo breve silenzio con accento scherzoso che mal dissimulava l'inquietudine, è celebre... e nel caso mio la fiducia ha da esser cieca... Proseguiamo l'inventario; eravamo rimasti all'albo.... ov'è l'albo?
Mi vestirai di quella veste nera, Ch'io stessa di mia mano ho trapuntita. GROSSI, Ildegonda.
Il Presidente vide un foglio caduto accanto al letto; lo raccolse, e conobbe essere la lettera di Guglielmo, dono atrocissimo della insidia di sangue; lo bruciò, avvertendo che si consumasse intero; e quando fu ridotto bene in cenere nera, si volse al Parroco in suono di rimprovero e di dolore, ed esclamò: "Abbiamo fatto tardi!" E il Parroco chinò il capo umiliato.
Del resto, bel giovane non ancora trentenne, snello, con capigliatura nera foltissima e occhi castagni dallo sguardo pungente, piaceva alle signore, che ne ambivano la lode, perchè rara.
Mi stesi su quei divani, aggrappandomi, contratte le dita come artigli, e frugai nelle viscere loro, cercandovi un'anima selvaggia e dolorante!... E aspettavo lo spasimo dei moribondi divani, bocca su bocca, per bere con ebbrezza il rosso, allucinante grido del velluto insanguinato!... Insanguinato?... Del mio sangue forse! il mio sangue... la mia carne e la sua nera tristezza!... Ed ero solo... solo, a consumare il mio corpo, a divorarmi l'anima, ansando sulle poppe irritate della Morte!
Che silenzio... mormorò sottovoce. Rimase così un pezzo, immobile nel mezzo della stanza, come una statua nera nell'ombra. Si lasciava avvolgere da quell'ambiente cupo e deserto. E che freddo! soggiunse, rabbrividendo. Poi, quasi por sottrarsi a quelle cattive impressioni, accese rapidamente due o tre candele, gittò pezzi di legno nel caminetto.
Tale, balbuzïendo ancor, digiuna, che poi divora, con la lingua sciolta, qualunque cibo per qualunque luna; e tal, balbuzïendo, ama e ascolta la madre sua, che, con loquela intera, disïa poi di vederla sepolta. Così si fa la pelle bianca nera nel primo aspetto de la bella figlia di quel ch’apporta mane e lascia sera.
156 E parea dir: Pur hammi il signor mio commesso ch'io la faccia tutta nera: or perché dunque riccamata holl'io contra sua voglia in sì strana maniera? Di questo sogno fe' giudicio rio; poi la novella giunse quella sera: ma tanto Astolfo ascosa le la tenne, ch'a lei con Sansonetto se ne venne.
Sai cosa ti domanda, cosa ti prepara? Tutta la tua nera filosofia cade. Come dev'esser felice, Lei, disse Mrs. Yves di pensare così. Io non posso. Io non credo che sia un bene neppur la natura nobile. E poi non credo nella stabilit
Nell'angolo destro c'è un fornelletto a due buchi, in quel sinistro un acquario; lì vicino una secchia colla tazza di latta sopravi; poi una cassapanca che fa da canterano, una scancia su cui qualche stoviglia, tre bicchieri, una bottiglia nera, una caraffa bianca incrinata e un acetabolo senz'ampollini; appesi al muro un ramino, un mestolone ed una padella.
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