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Aggiornato: 14 giugno 2025


Partì subito da Venezia, e senza un pensiero pel grave scandalo che ne poteva nascere, non appena smontò a Borghignano, si avviò difilato al palazzo d'Eleda. La Nena fu la prima che lo vide. Stirava su nella guardaroba; e la sua emozione fu così forte da scottarsi le dita col ferro caldo. Maria Vergine! esclamò, il signor Alessandro! e non seppe dir altro.

Se la sua padrona era , pensava intanto la Nena fra , lei l'avrebbe aspettata in portineria, e quando fosse per uscire, le avrebbe tenuto dietro e l'avrebbe avvertita di ogni cosa. Signora Nena! Signora Nena! il portiere la chiamava, da una finestra del primo piano. La Nena passò subito nella corte e c'è?! gli domandò prima di salire, con un'incertezza angosciosa.

Ma la Nena gli corse dietro e non lo lasciò, e Sandro dovette promettere che l'indomani si sarebbe trovato in ufficio a mezzogiorno per aspettarla e che, frattanto, non avrebbe tentato nulla contro nessuno. La poveretta arrivò a casa più morta che viva: era sbalordita, tremante, coll'angoscia paurosa di chi ha commesso un delitto.

Assassino! Assassino!... Che cos'hai fatto?! continuava a ripetere la Nena, con voce rotta, convulsa, così dappresso ch'egli si sentiva bruciare la faccia da quell'alito caldo. A me, sai, non si può darla ad intendere. A me non puoi venire a dirle le tue menzogne.

Pativa di nostalgia, in mezzo a quell'andirivieni di facce nuove, e non capiva la maraviglia dei signori che si fermavano colla bocca aperta, ammirando certe case rovinate, certe statue senza naso, certi fusti di colonna col capitello rotto. La Nena non avrebbe dato il corso di Borghignano per tutta Roma.

Spesso, di sopra, un carabiniere si metteva a cantare presso una finestra, dando la brunitura al fucile. Era una voce di tenorino, che vibrava limpidamente nell'aria: M'incatinasti, beddicchia, stu cori, ca l'apparienza..... Donna Nena, laggiù nel cortile, infilava l'ago, sceglieva tra i ritagli, rimaneva un pezzetto con lo sguardo perduto nella fuga degli archi.

Ho capito tutto. Passarono sette mesi; morì pure donna Nena, spegnendosi a poco a poco nella sua celletta, col ragazzo che la guardava dal suo seggiolino, appiè del letto. Per un momento l'avevano lasciata sola, mentre dava gli ultimi tratti. Rientrate le vicine col ramoscello dell'olivo e l'acqua benedetta, trovarono la vecchia basita. Il piccino la guardava ridendo, balbettando.

La Nena uscì sbigottita. Non sapeva più se era desta o se sognava, se Frascolini era sano o ammattito; ma qualche cosa di vago, di indistinto, le stringeva il cuore e le facea intravedere d'essersi illusa quando avea creduto che quel ragazzo pensasse a lei, e le volesse bene davvero.

Ma le cose, intanto, non progredivano; l'amicizia era stazionaria, ci voleva una qualche occasione: e poichè l'occasione non manca mai di venire, quando c'è chi la vuole, così capitò anche al Frascolini, la sera stessa che si maritò la Pierina, la sorella della Nena, l'altra figliuola di Ambrogio. La duchessa d'Eleda, che aveva fatto tenere a battesimo la Nena, fece anche cresimar la Pierina.

Quando fu giunto sulla soglia della camera di Maria, si fermò: allora il suo volto sembrò animarsi e il suo respiro diventò affannoso. La Nena singhiozzava vicina all'uscio; don Gregorio pregava ai piedi del letto.

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