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Aggiornato: 5 maggio 2025
Carlo I di Spagna, V di Germania. Passarono i giorni, rapidamente; il castello va incontro alla sua ultimazione; i grandi carri portano un ricco mobiglio ad ammirare il quale si affollano i curiosi, e poi il castellano vi conduce la moglie, i figli e grande quantit
Appena arrivato mi feci condurre in via Roma al n. 10. Ma dal novembre antecedente quell'alloggio era stato licenziato da Fulvia, che aveva venduto il mobiglio, ed era partita per l'America. Nei pochi giorni che era stata a Torino al suo ritorno, era stata ad un albergo. Ma quale? E che cosa avrei potuto saperne? Non era supponibile che avesse fatte delle confidenze all'albergatore.
Milla era felice. Il suo Giuliano era tornato di buon umore. Si divertiva un mezzo mondo mettendo la villa a soqquadro, rinnovando gli addobbi delle sale, il mobiglio delle camere, rimodernando da capo a fondo gli appartamenti. Aveva certo trovate artistiche tutte sue, sapeva combinare meravigliosamente quanto, oltre alla ricchezza, rivela in un appartamento, il carattere e l'immaginazione signorile di chi lo abita. Una vera legione d'operai s'era stabilita alla villa, e, con una rapidit
Aprirono con una chiave di casa, che poi diedero a lui, e lo precedettero di sopra all'ultimo piano, dov'era la stanza che doveva essere il suo studio. Era una vasta stanza chiara, quasi vuota. Davanti alla finestra era un grande scrittoio. Alcune sedie, un tavolo, e una libreria semivuota, costituivano quasi tutto il mobiglio.
Convenne prendere un mobiglio a credenza, impegnandosi a pagarlo in un anno a rate mensili. «Codesto riduceva il suo stipendio ai minimi termini. Poi bisognò pensare ad un corredo per me, che appunto per la carriera a cui miravo, avevo d'uopo di farmi conoscere e di figurar bene.
Era addobbata modestamente, ma di una pulitezza che incantava. Il suolo si mostrava lucidissimo, le pareti parevano colorite di fresco. Due letticcioli di ottone, separati da un tavolino da notte, un armadio di noce, quattro seggiole intarsiate, un divano di cuoio, uno specchio con cornice di rame dorato, un porta-abiti di ferro verniciato, compivano il mobiglio della camera.
Ed io che il dì innanzi, a quella finestra, aveva nell'anima un carnevale di rime! Discesi, e trovai preparata la tavola per la colazione. Tre posate? chiesi a Baccio che ripuliva, strofinando e soffiando, il mobiglio. Ma sicuro; uno voi, due il signor Bazzetta e tre il signor De Emma. Il signor De Emma! sclamai, balzando come se mi si fosse posta sotto i piedi una lastra rovente.
La mia mamma morì pochi anni dopo la mia nascita. Non avevo fratelli. In casa mia si viveva meschinamente, con una sola serva che aveva cura di me. «Quando ebbi dodici anni, il babbo mi pose in collegio, dove rimasi sette anni. La pensione era dispendiosa. Egli licenziò la serva, vendette il mobiglio, e si pose a vivere a dozzina per fare economia.
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