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Aggiornato: 14 giugno 2025
Messere Ugo, di messere Oldrado, cavaliero a sprone d'oro, con investitura per tradizione ed omaggio dello sparviero.
Quantunque comprendessi benissimo, che la preghiera di un pover'uomo come sono io possa poco o nulla giovare alla grande anima di uno Imperatore, pure per quello che può valere le ho detto, e le dico la mia orazioncella. Insemina, se ora comparisse in mezzo di noi, io non avrei paura.... no, non avrei paura....» e tutto timoroso si guardava d'intorno. «E voi, messere il Principe?»
«Bronzino!» tornò a replicare il Visconti avvicinandosegli e scuotendolo con atti di molta impazienza. E colui si destò, scrollatosi un poco come per cacciarsi di dosso il sonno; «Che cosa c'è, messere?» «Alzati, presto.»
Per altro, gli venne il sospetto di aver da fare con un pazzo, e si volse, con aria trasognata, al Picchiasodo. Il suo vecchio compagno rideva. Messere, disse il Picchiasodo, affrettandosi a commentare il suo riso, la notizia si è sparsa, non c'è più verso di tenerla celata. L'oste dell'Altino ha cantato.
Gian Aloise? domandò l'Almirante. Lo avete detto, messere; rispose Bartolomeo Fiesco. Ma questa forse è la via più lunga; la più breve, per noi, sarebbe quella delle Fiandre. Lontane! osservò l'Adelantado.
Così ignotamente passava il dominio di una forte nazione sopra le contrade d'Italia. E quel che peggio era, non passava per andare a dormire nel sepolcro il sonno dell'oblio, ma per trascinarsi di castello in castello, di terra in terra, di porta in porta, accattando un frusto di compassione, e non trovando che disprezzo. Imperciocchè la miseria del debole commuove, l'abbiezione del forte rallegra, ed eccita al dileggiamento. E nel punto stesso che Gisulfo, accompagnato da sua sorella, nobilmente rassegnato e mutolo usciva, il priore Guiberto allogava agli spaldi guardie normanne, a nome di Guiscardo, e del castello prendeva possesso. Allora l'abate di Cluny gli si presenta e dice con voce peritosa e tremante: Messere, vogliate avere la cortesia di seguirmi alle tende del duca, perocchè egli, quivi trattenuto dalla ferita come sapete, ha gravi e pressanti comandi a darvi in ordine alla citt
No, no, rispose egli poscia, non lo fare! Chi è, dopo tutto, questo messere Antonello? Un buon capitano, dicono; ma che altre imprese ha egli fatto finora? Un giorno, te ne ricordi? se non ci mettevano mano le nostre donne, e' si faceva pigliar prigioniero insieme col cugino del nostro marchese, col magnifico Spinetta del Carretto. Quell'uomo non mi quadra, affediddio, non mi quadra! Viene dall'esercito genovese, ch'egli ha abbandonato per una differenza di pochi fiorini; e chi ti dice ora?... No, no, ragazzo mio; fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. Gi
Compiangete dunque voi stesso, messere, gli rispose Spinello, che venite ad impancarvi tra i giudici, senza sapere da che parte si tenga un pennello. E passò oltre, appoggiando la risposta con una alzata di spalle. Sentite questo ragazzaccio? gridò il Buontalenti. Se non fossimo nella casa di Dio, mi verrebbe voglia di allungargli una pedata. Lasciate correre, messere; gli disse un savio.
Io, messere, rispose Tuccio con aria discreta, penso che il povero Spinello sia stato tradito da qualche compagno d'arte, invidioso della sua fama. Perchè, in verit
Come va il nostro caro Spinello? Son venuto a bella posta per lui. Messere, balbettò l'altro turbato, io non lo vedo da un pezzo. Come? non siete con lui? No, messere, ci siamo lasciati, dopo che egli ebbe dipinto nel camposanto di Pisa. Non lo sapevate? Io no; Spinello non mi ha detto niente di ciò. Ma spera che non sarete diventati nemici.
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