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Aggiornato: 4 giugno 2025
Pover'uomo! Tutte le avventure del viaggio, tutte le grandi cose vedute, non lo avevano liberato da un pensiero doloroso che gli toglieva la pace fin dalla prima settimana del suo soggiorno in Tangeri. E questo dolore era una gelatina mal riuscita, fatta da lui un giorno che aveva pranzato in casa il Ministro di Francia; gelatina che aveva dato il primo crollo alla sua riputazione nel concetto dell'Ambasciatore, e che pure era riuscita male non per colpa sua, ma perchè il Marsala era cattivo. Fez, la corte, Mechinez, il Sebù, l'Oceano, egli li aveva visti, egli vedeva tutto a traverso quel disco di brodo condensato. O piuttosto non aveva visto e non vedeva niente perchè il suo corpo era bensì nel Marocco, ma l'anima viveva in piazza Castello. Gli domandai le sue impressioni di viaggio: erano poca cosa. Egli non sapeva capire chi potesse essere quella bestia che aveva stampato quel paese. Mi raccontò delle sue fatiche, delle sue liti cogli sguatteri arabi, delle difficolt
Gli Aïssaua sono una delle principali confraternite religiose del Marocco, fondata, come le altre, per ispirazione di Dio, da un Santo chiamato Sidì-Mohammed-ben-Aïssa, nato a Mechinez due secoli sono; la vita del quale è una lunga e confusa leggenda di miracoli e d'avventure favolose, variamente raccontata. Gli Aïssaua si propongono di ottenere dal cielo una protezione speciale, pregando continuamente, esercitando certe pratiche loro proprie, tenendo vivo nel loro cuore, piuttosto che il sentimento della fede, un'esaltazione, una febbre religiosa, un furore divino, che prorompe in manifestazioni stravaganti e feroci. Hanno una grande moschea a Fez, che è come la casa centrale dell'ordine, e di qui si spandono ogni anno a turbe, in tutte le province dell'impero, dove raccolgono intorno a sè, per celebrare le loro feste, i confratelli sparsi per le citt
Il tragitto dalla Mduma a Mechinez fu un seguito d'inganni e di disinganni ottici così singolari, che se non fosse stato il caldo soffocante, ce ne saremmo immensamente divertiti. A due ore infatti, o poco più, dall'accampamento, vedemmo lontano in mezzo a una vastissima pianura nuda, biancheggiare vagamente i minareti di Mechinez, e ci rallegrammo pensando che ci saremmo presto arrivati. Ma quella che ci pareva pianura, non era invece che una successione interminabile di vallette parallele, separate da larghe onde di terreno tutte eguali d'altezza, che presentavano l'aspetto d'una superficie continua; per cui, andando innanzi, la citt
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