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Aggiornato: 14 maggio 2025
Voi avete in casa vostra un tesoro, aveva detto a Matteo; e se lo lasciate sciuparsi ne avrete da rendere ragione alla societ
Da Naschirvan provincia dell'Armenia maggiore 10 agosto 1670. Delle Vostre Signorie Serenissime Umilissimo ed obbedientissimo servo FRA MATTEO AVANISENS Arcivescovo di Naschirvan. Esp. Princ. Filza 87. Laudato sia il grande e onnipotente Iddio.
Matteo non si fece pregare; e, recatosi alquanto sopra sè, fece di poi il racconto seguente: Questi signori arrivarono a Valnota una sera di tardo autunno, che le foglie erano gi
Eccomi qui, diss'ella vivamente. Lo zio per fortuna non è in casa, andiamo, andiamo presto, che mi par mill'anni di esser lontana di qui. Ma dove abbiamo da andare? chiese Matteo. Ve lo dirò quando saremo per istrada. E, senz'aspettar altro, Anna si chiuse l'uscio dietro di sè, e preso il contadino per un braccio, lo trasse seco giù della scala. Camminarono un poco per la strada senza parlare.
Sino a quel giorno avea detto ribaldo Marco a Matteo che s'eran traditori: ma come vidon non istar piú saldo chi sa distinguer ben dal sterco i fiori, furono amici allor Marco e Matteo, e i partigian cantarono il Tedeo. Scrivea Marco in que' tempi la gazzetta: il pubblico avvertí dell'alleanza con uno stil da corno e da trombetta, come se il caso fosse d'importanza.
Sicuro, un processo, concluse Matteo mestamente, un processo con tutta la sua volgare teatralit
Nella mala influenza poetica del Chiari e del Goldoni, figurati nei due paladini Marco e Matteo, e che in quel tempo passavano in Venezia per due poeti alla moda eccellenti, venivano appoggiate quasi tutte le raccolte di poesie, in costume nell'occasione de' matrimoni o di monacazioni o di esaltazioni a gradi sublimi di personaggi illustri.
Il povero duca scrollava il capo; diceva di no sempre, ostinatamente... ma a mano a mano più debolmente. No.... No.... No.... voglio vivere in pace.... voglio vivere in pace.... no.... no.... Poi la sua voce si spense.... non disse più nulla: lasciò che Matteo Cantasirena parlasse, continuasse a parlare.... non lo vedeva.... non lo sentiva....
E la Gioconda soffiò sul palmo della mano per rendere la domanda più eloquente. Ho dato tutto allo zio Matteo. E io pure, ripetè Evelina, prima di essere interrogata. Nora tornava a strillare, ma la Gioconda, vivamente, accennando verso l'anticamera, le fece segno di tacere. Perchè? Chi c'è? domandarono le due ragazze quasi insieme. Un.... tirolese.
Guardando traverso la inferriata vide intorno una tavola un gruppo di carbonai, che passavano il tempo, secondo che fecero i loro padri, ed i più tardi nepoti loro faranno, bevendo e giuocando, in onta agli sforzi poco lodevoli del Padre Matteo lo apostolo della temperanza.
Parola Del Giorno
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