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BALIA. Mastica, son tua schiava. MASTICA. E io tua chiave. TRASILOGO capitano, SQUADRA suo servo, MASTICA. TRASILOGO. Olá, o di casa! Pestamuso, Franginaso, Pelabarba, Rompicollo, Spezzacatene, Cacciadiavoli! O che dormono intorno al foco o stanno distesi in stalla a grattarsi la pancia. Non posso vedermi intorno questa razza di poltroni infingardi. SQUADRA. Che comandate, signor capitano?

Certo ará scoverto qualche cosa di Lampridio e n'ha rabbia e dispetto. SENNIA. Vien qua presto! che borbotti? MASTICA. Avertete, padrona, ch'io non ho colpa nessuna nelle cose di vostra figlia, avertete. SENNIA. L'escusarsi senza bisogno è un manifesto accusarsi.

TRASILOGO.... I miei compagni tutti moriro all'impresa e di loro non rimase niuno vivo. Ma io te ne racconterò delle piú brave.... MASTICA. Bastan queste: non piú, di grazia. TRASILOGO. Ascolta, che poi anderemo a pranso. MASTICA. Vo' piuttosto star senza pranso che ascoltar queste bugie.

MASTICA. Ecco questo che mangia pan di ferro, insalate di chiodi, minestre di corazze, beve piombi e li caca acciaio. TRASILOGO. Mastica, Mastica! MASTICA. Padron mio, padron mio! TRASILOGO. Sai che ti dico?... MASTICA. Non, se nol dite prima. TRASILOGO.... il meglio che tu possi fare,... MASTICA. Che cosa? TRASILOGO.... che compri un capestro... MASTICA. A che effetto?

MASTICA. Son vivo per amor vostro, ché sarei morto di fame mille volte; e per farvi piacere starei un giorno intiero in tavola a mangiare sempre e mi beverei un baril di vino ad un fiato, se ben andassi a pericolo di scoppiare.

LAMPRIDIO. Amor, favoriscimi a questo inganno, ché non si può far cosa buona senza l'aiuto tuo. MASTICA. Hai la catena ne' piedi? LAMPRIDIO. Vorrei che ti potessero rispondere le mie gambe che appena la ponno trassinare. MASTICA. Io vado: or vedrai la tua Olimpia desiderata.

MASTICA. Per che cosa? perché ho fatto forse collazione? LAMPRIDIO. Che collazione? Perché puoi trattare e ragionar con Olimpia e vederla quanto ti piace. MASTICA. Dieci di queste beatitudini le venderei per un bicchier di vino. ... Poi quando alla sfuggita mi potea parlare, diceva: Mastica, sai tu novella di Lampridio mio? e finiva le parole che le portavano l'anima in sino a' denti....

E sta tanto fitta su questi pensieri e s'affligge tanto amaramente che farebbe compassione alla crudeltade: par che d'ora in ora me la veggia morire in braccio. Coltello di questo core!... MASTICA. Se tu mi avessi dato da bere t'aiuterei a piangere, ché gli occhi mi stanno cosí asciutti che se gli ponessi in un torchio non ne potresti cavar fuori una lacrima. Ma che vuol da me?

MASTICA. Si, certi polli che appena aveano la pelle come se avessero avuti tutti i pensieri del mondo o fussero ettici o avessero avuto la quartana dieci anni; o qualche cornacchia vecchia che fattala bollir tutto un giorno non si potea masticare. TRASILOGO. Taci, ruffianello macro, morto di fame.

TRASILOGO. Questi sono mezzi uomini e mezzi pesci; e cosí scorrono per lo mare come gli uccelli per l'aria, e son coverti di piume molli che dando loro con la spada cedono al taglio, che non fa ferita. si può loro appressar con navi, perché portan fuoco e le bruggian tutte.... MASTICA. Voi come l'uccideste?