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Aggiornato: 5 giugno 2025
BALIA. Deh, per amor di Dio! ANASIRA. Io scherzo cosí teco. BALIA. Ti farei compagnia, se non avessi a ragionar con Mastica su questo fatto; e però son uscita e giá lo veggio venir in qua. MASTICA parasito, BALIA. MASTICA. Dicono i medici del mio paese che si trova una infermitá che si chiama «lupa», che dá una fame tanto affamata che quanto piú mangia piú s'affama.
MASTICA. È dunque questa la casa tua? TEODOSIO. Dimmi prima se questa è la casa di Sennia. MASTICA. Questa è la casa di Sennia: è per questo la tua? TEODOSIO. Io son Teodosio suo marito che sono stato venti anni in man di turchi, e or scampato la Dio mercé dalle lor mani me ne ritorno a casa mia. TEODOSIO. O di casa! Tic, toc.
MASTICA. Spettatori, or che Olimpia coglie il frutto della sua fermezza e amore e che son finite le lacrime e i sospiri, e io ho tolto la cena di bocca da' lupi che giá avevano aperta la gola e stavano per inghiottirsela, andremo a godere.
Al fin per torlami dinanzi, le attacco una pietra al collo e la sommergo nell'Arcipelago.... MASTICA. Crudel battaglia fu questa! TRASILOGO.... Ascolta quest'altra ch'ebbi con gli uomini marini.... MASTICA. Che uomini marini?
Di cosa nasce cosa, e da un pensiero ne nasce un altro migliore, ché non è inganno che non si vinca con inganno. SQUADRA. A me duole che quel romano col suo Mastica abbino tanto ben saputo tessere questa trama che gli sia riuscita meglio che desiavano, e voi siate scorto per buffalo; e la metá di questa vergogna è mia che non sappi in questo bisogno aiutarvi.
MASTICA. Se trovarete tal cosa, voglio esser squartato e attaccato per li piedi alle dispense come presciutto, e i miei quarti come carne salata. SENNIA. Ma io non vo' darti altro castigo se non che in questa casa, che tu hai sí poco onorata, non habbi piú mai da mettervi il piede. MASTICA. Voi burlate! io me n'entro. SENNIA. Ti lascierò fuor io, e non far piú pensiero d'entrarvi.
BALIA. Non appar anima nata. Accostati, Mastica. OLIMPIA. Mastica! MASTICA. Padroncina mia dolce! OLIMPIA. Ricordati che non ho mai lasciato far cosa per tuo servigio, però ti priego m'aiuti in questo mio estremo bisogno.
MASTICA. Voi mi lodate, ché sempre mi ho conosciuto asino intiero. TRASILOGO. Tanto è. MASTICA. Non è tanto, no: misurate bene che senza cagione volete rompere l'amicizia meco. TRASILOGO. Dio voglia che non ti rompa la schena insieme con acqua di legno come infranciosato.
MASTICA. Cosí tu fossi un pasticcio, ch'al primo ti porrei mano al cappello e mi ti tranguggiarei in un boccone! BALIA. Parea che non mi conoscessi. MASTICA. La fame m'avea cosí offuscati gli occhi che non ti conosceva. BALIA. Hai fame cosí mattino? MASTICA. Non sai tu che la mattina apro prima la bocca che gli occhi? BALIA. Ho bisogno del fatto tuo; odi un poco.
BALIA.... Dice ch'ora è tempo dar ordine allo inganno ordito per turbar queste nozze del capitano, però desia parlarti su questo fatto or che la madre è in letto; che entri in questo vicolo che ti parlerá da quella fenestra secreta. OLIMPIA. Balia balia! BALIA. Figlia eccomi, ferita dell'anima mia! OLIMPIA. È qui Mastica? ecci alcun per le fenestre o per la strada che mi veggia?
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