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Ordinava carrozze, voleva comperare cavalli.... Poi, tutte le mattine, dopo il lungo bagno, nel quale si tuffava avidamente, cupidamente, quasi ansiosa di purificarsi dei baci della notte, usciva, correva attorno per le splendide botteghe dell'avenue de la Gare e della place Massena, seguita dal suo "Nannucci" ogni giorno più beatamente rintontito, e si sfogava a spendere, a spendere, a spendere, a comperar gioielli, trine, stoffe, ninnoli, pur di sciupare, di sprecare, di buttar via danaro, pur di sfogare nello spendere quella smania insoddisfatta, nervosa, che sentiva nel sangue.... nel sangue giovane, forte, sano, che certe volte, e ne era il castigo, si accendeva pur negli abbandoni, negli ardori simulati, con impeti improvvisi e terribili.

E l'indomani fece presto a venire, perchè mutatasi la cena in festino per onorare l'ospite, la notte se ne andò, che non parve manco fosse venuta. Ma non se n'era andato con essa il proposito di Giuliano, il quale al primo che s'intoppò tra quegli uffiziali che glielo avevano promesso, chiese d'essere condotto dal generale. Era questi il vecchio Dumorbion, che aveva il quartiere in un convento di frati, rimasto vuoto sin dal primo apparire dei Francesi, la primavera innanzi. All'ora in cui Giuliano arrivava da lui, n'uscivano tutti i colonnelli e i generali dell'esercito repubblicano. L'uffiziale che l'accompagnava lo trattenne sul piazzale della chiesa a vederli passare, e glie ne diceva, così di volo, i nomi e le gesta. Quello era il Laharpe, svizzero di nazione, giovanissimo come si vedeva all'aspetto, prode, sapiente e giusto; quell'altro Massena, a udir l'uffiziale, venuto su da piffero in un reggimento, a quell'altezza di onori e di fama. Cervoni ed Arena gli tenevano dietro parlando tra loro; quei due che ai panni si conoscevano per gente non di spada, erano Albit e Salicetti rappresentanti del popolo; e via via. Ne nominò molti, dolente di non potergli additare quello che era il più illustre di tutti. «Ma lo troveremo forse dal generale»: disse l'uffiziale, e pigliato Giuliano a bracetto lo mise dentro al convento. Questi si lasciava fare come un fanciullo; perchè a vedere quei personaggi gli pareva di non aver mai vissuto. Essi non avevano aspettato d'avere le rughe sul viso per essere uomini; e gi

Al generale Massena toccò di apparecchiare l'animo dei Veneti alla grave rinunzia. «Il est temps enfin, monsieur le provvediteur» così scriveva quel generale a Nicolò Foscarini, il 4 luglio 1796 que les assassinats que vos soldats ne cessent de commettre envers les miens, finissent. Le général Rampon, commandant

C’era una camera coi ritratti dei generali francesi che ebbero titoli italiani. Massena duca di Rivoli, Augeran duca di Castiglione, Victor duca di Belluno, Moncey duca di Conegliano, Savary duca di Rovigo, Mortier duca di Treviso. Pochi ritratti di generali italiani, perchè molti erano entrati nell’esercito austriaco. In apposita stanza aveva raccolto le tremende memorie della Russia.

Dopo le razioni, il pane ed i buoi, venne la richiesta delle armi, cioè 2000 fucili per armare parte delle reclute del corpo di Massena . E poichè le rappresentazioni della compagnia mercantile Vivante riscuotevano il plauso generale, si pensò bene di aggiungere alla piacente commedia qualche nuova scena ad effetto.

disse ancora Giuliano, ma non lo disse lietamente. Oh! io mi ricordo, sai! La passeggiata degli Inglesi, il Circolo della Méditerranée, et la place Massena, e il Restaurant français, dove abbiam fatta quella famosa colazione. E il Vallon obscur? E Cannes? E Montecarlo? A proposito, bada che, se andiamo a Nizza, stavolta voglio proprio venire anch'io a Montecarlo.