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Aggiornato: 5 giugno 2025
E che cosa gli ha fatto, ai massari del Duomo, il mio povero dipinto? Nulla; è andato a male. Che? come? balbettò Spinello. Andato a male?
Avete lavorato senza cartoni? Sì, messere; per questa volta ho seguita l'ispirazione. Da principio, per darne un'idea a questi massari, avevo disegnato ogni cosa di rossaccio, così alla grossa, non dipingendo di buono che una piccola parte di questa composizione. L'idea è piaciuta, e m'hanno allogato il lavoro. Spinello non diceva tutto, poichè non lo sapeva appuntino.
Vi ho promesso, diceva, di fare il meglio che sapessi. Ora, che cosa direste, miei degni messeri, se io vi dessi per il vostro danaro anche meglio di quello che so far io? Meglio! esclamavano i massari! Eh via.
Vogliamo, che il nostro Bargello di Pisa, & altri Esecutori, debino esseguire li Mandati rilassati, come comandamenti di detto vostro Giudice, come anco tutti i comandamenti di Massari sendo tra hebreo & hebreo, ne' habino per loro mercede, se non quel tanto, che si despone nelle Tazze solite.
Oh, voi non dubitate ancora di me, come ne dubito io! Ma lo consentiranno i massari? Che vuoi che facciano di diverso? Ma... potrebbero volere che l'opera fosse fatta da voi. E forse, anzi senza il forse, sar
Si comprende che su di esso abbia insistito un socialista come il Badaloni, che opportunamente ricorda che le stesse cause economiche, le quali secondo Massari, Castagnola e Villari produssero il brigantaggio, cagionarono i moti di Sicilia. Egli con sintesi mirabile espose le risultanze della Inchiesta agraria il cui volume sulla Sicilia porta, come si sa, la firma dell'on.
Mastro Jacopo, quando lasciava di brontolare e si disponeva a chiacchierare, avrebbe potuto dar dieci punti dei sedici a Marco Tullio Cicerone. S'intende a Marco Tullio, quando parlava pro domo sua. Infatti, il vecchio pittore, trattando la causa di Spinello, parlava anche un pochettino per sè. Non era lui che aveva allogato il lavoro al discepolo? E quel discepolo non doveva sposare la sua bella figliuola? Immaginate dunque gli sforzi d'eloquenza che fece coi massari del Duomo. Spinello aveva fatto un'opera maravigliosa, e su questo non ci cascava dubbio, lo avevano riconosciuto tutti, massari e non massari. Quanto alle tinte e alla buona preparazione della calce, non c'era stato niente di diverso, pel Miracolo di san Donato, da ciò che aveva fatto lui, mastro Jacopo, per gli altri affreschi del Duomo. Il tradimento era certo, e veniva da qualcheduno dell'arte. Anzi, mastro Jacopo e Spinello Spinelli sapevano gi
Altri ebber ricovero a Strasburgo, fra cui Paolo Lazise di Verona, profondo nelle tre lingue dotte e che vi fu professor di greco, Girolamo Massari di Vicenza che vi insegnò medicina e descrisse un processo dell'Inquisizione romana, e sebben non avessero Chiesa, si univano in assemblea particolare, diretta da Girolamo Zanchi che col
A questo nuovo desiderio rispose prontamente l'opera di Spinello Spinelli, ed anche a quello dei massari di San Francesco, che vollero un arcangelo San Michele, nella cappella intitolata al gran giustiziere del cielo.
Le sue distrazioni, la sua aria melensa, e certi segni che dava d'esser tocco nel cervello, avevano fatti rimanere dubbiosi i massari di Sant'Agnolo. Perciò, ad assicurarsi che l'artista era sempre quel desso, e che non ne sarebbe venuta un'opera da doversi cancellare, avevano chiesto un disegno sul muro.
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