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Aggiornato: 23 luglio 2025


"Marciava avanti la vecchia badessa col lume, io seguivo a poca distanza e le giovani chiudevano la marcia. Scendemmo forse cinquanta gradini, entrammo in un corridoio non molto stretto che dopo pochi passi ci mise in una spaziosissima stanza, dico spaziosissima perché coll'aiuto del lumicino appena se ne potevano scorgere le pareti.

Virginio Rufo lo ha dichiarato decaduto dall'impero. Egli aspira al trono? chiese fremendo. No, gli venne offerta la porpora dall'esercito vittorioso ma egli l'ha rifiutata. Galba? Neppure. Virginio Rufo marcia verso Roma. Vuole che l'impero si conceda soltanto per voto di senato.

Consegnammo le nostre valigie al sergente dei carabinieri, raccomandandogli di portarle a Monte Rotondo, ove la brigata doveva soffermarsi qualche giorno per completarsi di nuove reclute, e riorganizzarsi. E subito, profittando della frescura mattinale, liberi e lieti come due capriuoli, uscimmo da Spoleto, e in marcia!

Le mule col nostro bagaglio non hanno potuto fare ieri tutta la lunga marcia che abbiamo fatto noi, per cui la mattina del 18 ci è forza aspettare che ci raggiungano per proseguire assieme. Mentre stiamo aspettando vengono ad annunciarci che due dei nostri servi furono legati, e noi siamo invitati a presentarci al capo.

Erano troppi, tutto il prato ne era pieno, e altri sopraggiungendo per la strada agli squilli della banda, che suonava la marcia dei Lombardi alla prima Crociata, si additavano il vecchio Giuseppe sempre troneggiante sul serpe della carrozza, colla frusta in mano, quasi per battere il tempo, e sorridevano.

La sera del 13 avendo avuto informazioni che il generale Morris era ancora lontano, staccò la marcia per Orvieto ove giunse sul mattino del 14.

Un organetto si fermò in piazza Monte di Dio, a suonare, con un metro largo, con un tempo largo, una canzonetta assai allegra, la quale così diventava bizzarramente triste; Massimo s'impazientì contro quel sentimentale o stanco suonatore di organino, che mutava una tarantella in marcia funebre.

Per calmare la vostra sete durante la vostra marcia entusiastica mordetevi fino al sangue le labbra, che vorrebbero ancora pregare, perchè imparino a comandar al Destino schiavo!... Camminate dritto!... Dovete disabituare dalla terra le vostre ginocchia indolenzite poichè ormai non le piegherete più se non per schiacciare i vostri antichi confessori, bizzarri inginocchiatoi!

¹⁹⁴ Canzonetta siciliana per uso del corpo franco de’ volontarj del sig. Duca di Sperlinga da cantarsi al suono di una marcia militare. In Palermo, Solli, MDCCXCVI. Alla testa del suo Corpo franco partiva lo Sperlinga a raggiungere l’esercito reale; ed un caldo augurio di D. Pellegrino Terzo salutavalo in un sonetto italiano.

«Ah giovane traviato! Uno come voi non ce l'ho mai avuto nella mia pieve; non ce l'hanno in tutti i parrochi delle Langhe! E non so che gran peccato io abbia commesso, per meritare il castigo di una pecora così marcia in mezzo al mio branco. Me ne duole per voi; ma verr

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