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Aggiornato: 24 giugno 2025


Se non amate più me, amerete il mio amico, colui che io amo, sto per dire, più de' miei occhi medesimi. Non sarò io il preferito; tu Marcellus eris.... Marcello aveva gi

Essi camminavano silenziosi, ciascuno sotto la grave soma de' suoi pensieri. Manlio contento d'esser libero, comunque fosse, (poiché è preferibile essere morti al trovarsi nelle prigioni dei preti sotto l'imputazione di delitto politico), volava col pensiero verso la sua Silvia e la sua Clelia che erano l'Eden della sua esistenza. Silvio, il quale aveva proposto la casa di Marcello come primo ricovero per Manlio, pensava alla necessit

Dopo avere alquanto esitato decise di far parte de' suoi sospetti a Manlio e tutto per filo e per segno gli raccontò. Manlio sentì pur troppo di dover convenire nelle opinioni di Attilio e turbato da quel sospetto, disse: "Ma per Dio! io non voglio allontanarmi dalla mia famiglia quando essa può trovarsi in pericolo di ricevere insulti da quella canaglia!". Attilio lo tranquillò dicendogli: "Subito giunti in casa Marcello, io stesso passerò da casa vostra, avviserò le donne d'ogni cosa e vi assicuro che prima d'essere insultati, Roma vedr

Se mi torturo così a cercare argomenti, si è perchè ti amo e con questo amore nell'anima, l'avrei prostituito alle cupidigie di... Rifletti, Marcello, non è soltanto ingrato quello che tu pensi di me, è assurdo. Vieni qui, guardami, ti amo, accusami ancora. È vero.

Potevate venire da solo, a dirmele, tutte queste cosacce! gridò stizzita la donna. Marcello si avvide che questa era per lui, e da quel destro alleato ch'egli era, afferrò l'occasione per dare un'altra piega al discorso. Violetta, perdonate al Giuliani! diss'egli, stendendo le mani, in atto di chetarla e accostando il viso a mezza spanna dal suo.

Ma permettete che vi presenti il signor Contini, uno dei più bei giovani di Genova. Non gli credete! soggiunse Marcello Contini con un accento e con un piglio così dolce che «parea Gabriel che dicesse Ave».

Marcello, povero amico! Tu eri de' buoni: perciò, come tanti altri buoni, sei morto nel fiore degli anni.

La Violetta, che era donna da cogliere i moscerini al volo, rispose a Marcello con un'occhiata da tragedia, che aveva l'aria di volerlo passare fuor fuori; e si sciolse dalle sue strette col piglio di donna che è allo stremo delle sue forze e che invita a tener saldo. Intanto il Giuliani, che vedeva riuscire il suo disegno a buon porto, proseguì: Violetta perdonate.

Ramengo era detto da Casale appunto dal luogo donde nasceva nel Monferrato, e donde, bambino in fasce, era stato portato via nel 1209, quando quella terra si era ribellata a Matteo Visconti per darsi a Giovanni marchese di Monferrato ed ai Pavesi. Il padre di lui, soldato di ventura, senz'altra ricchezza che la spada, era venuto a Milano a procacciare sua ventura al soldo dei Visconti. Morto poi nelle battaglie, sulla stessa via lo avea seguito Ramengo, siccome l'unica nella quale sperasse acquistar nome e ricchezze, e contentare l'avara ambizione che lo struggeva. il sollevarsi era difficile cosa in quei tempi agitati, quando Dante si lamentava che diventasse un Marcello ogni villano, il quale venisse parteggiando. Che se ognuno non avesse in pronto esempj di subite fortune, potrei ricordare Giovanni Visconte da Oleggio, povero fanciullo, raccolto di quei di appunto dai Visconti, e messo chierichetto in Duomo, poi fatto cimiliarca, poi podest

A ponte Fabrizio, Nullo ebbe alquanto più da fare; le forze papaline stanziate al teatro Marcello, al primo allarme dato dalle trombe dei birri, negli orti francescani, mossero verso il convento, e dopo di queste il battaglione che si trovava in Campidoglio.

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