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Tra così fatti uomini, tra la divisione e debolezza degli stati, il sacerdozio giganteggiava; raccogliendo i frutti della mansueta piet

Intirizzito dalla brezza pungente che s'era levata al cadere del sole, mi recai in cucina. Mansueta seduta davanti ai tizzoni rimondava delle patate per la minestra e intanto teneva d'occhio la pentola che brontolava in mezzo al camino.

E data un'occhiata intorno per la cucina, si rivolse a Mansueta, che si era pur alzata al suo arrivo e che lo stava contemplando come una imagine santa. I rintocchi dell'agonia continuavano. Sei colta all'improvviso, non è vero, poveretta? Hai detto a questo signore l'abbondanza dei nostri paesi? Oh! è un signore alla buona. Ed ecco le ova che ha desiderato; fresche come l'acqua del pozzo.

Baccio, col viso stravolto parlava a bassa voce con Don Prosdocimo, i cui lineamenti severi si erano rabboniti di molto, la Mansueta guardava in cielo e non pareva accorgersi delle lagrime grosse e rare che le gocciavano sulle guancie.

Come mai quelle due giovinette senza madre, avessero potuto venire su così gentili, con quella sorta di babbo; è cosa che non si potrebbe spiegare, senza dire che la Provvidenza, proprio non soffre un male quaggiù, che vicino non vi ponga il rimedio. Una cognata del signor Fedele, viveva nella famiglia, recondita, mansueta buona a fare ogni bene, quantunque fosse cieca nata. Per la vita che aveva menata raccolta e meditativa, le si erano affinate le virtù dello spirito e del cuore; di maniera che miglior educatrice, non si avrebbe trovata in C.... in altre parti di quella valle. Si poteva dire di lei, che si fosse seduta al posto della sorella morta, a far da madre alle sue nipoti; e finchè erano state piccine non aveva provato gran dolore di non poterle vedere: ma ora sentendo Bianca cresciuta alla voce, ai detti, ai silenzi in cui cadono le giovinette nell'et

62 Diedi alla madre sepoltura onesta, qual potea darsi in deserta arena; e voi teneri avolti ne la vesta meco portai sul monte di Carena; e mansueta uscir de la foresta fecie lasciare i figli una leena, de le cui poppe dieci mesi e dieci ambi nutrir con molto studio feci. Restai de la tua perdita dolente, e di Ruggier guardian più diligente.

Il curato, cui non avevo ancora avuto modo di rivolgere il mio discorso tranne che a monosillabi, mi sedette vicino e, pur ripetendomi le sue scuse per la grettezza della cena, mi guardava con quell'occhio interrogativo, sebbene meno adamitico, che aveva veduto, al primo entrare, sotto la cuffia di Mansueta.

Don Luigi, così dicendo guardava me e la Mansueta come volesse prenderci a testimoni del solenne impegno che si assumeva. Noi eravamo sopraffatti dalla commozione, dalla meraviglia, dalla riverenza. Quanto ad Aminta egli non poteva parlare: ricambiò il suo benefattore con uno sguardo di riconoscenza, di gioia ineffabile.

Si ritirò nella sua camera e non ne uscì per tutta la giornata. Mansueta, sollecita della salute del padrone, si recava sovente in punta di piedi a spiare dal buco della serratura, ed ogni volta tornava tentennando dolorosamente il capo. Don Luigi passò tutte quelle ore ginocchioni pregando.

E senz'altro s'avviò a narrarmi le lotte intestine di Sulzena, in cui egli solo teneva testa al presbiterio e al sindaco alleati. Io non gli credevo gran fatto; domandai di Mansueta. Ah, la serva... morta. Ma domenica ventura... Morta quando?