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TRINCA. Tu sai che sempre sei stato in capo alla tavola; e ogni cosa è venuto innanzi a te, e tu fai la parte e dái quel che ti piace a gli altri; e ti sei alzato da tavola con la faccia piú rossa di un gambaro boglito. GULONE. È vero. TRINCA. Perché dici il contrario, quando mangi con altri? e quando mangi con noi, dici mal di loro? GULONE. E perciò vuoi entrar in colera meco?

«Ella ha voluto regnare sola nel cuore della nostra signora» disse Andolina; «ella ha voluto vincerne tutte per soverchiarci, perchè sebbene in volto modesta, credetemelo, è superba quanto l'Angiolo delle tenebre. Ha scosso l'albero, ora mangi il frutto che n'è caduto

Uccidete, bruciate e lasciate le femmine, onde ristorare lo spirito all'allibito pontefice. Date a me che possa sfamarmi di codesto Cencio. Ohe! udite Stefano che vuole sfamarsi! Farai magro pasto, Stefano; chè tu sei un lupo e Cencio un mingherlino non più grosso di una corda da liuto. Ti mangi la rabbia! mi hai rotte due costole coi gomiti.

Peppe, che hai? chiese Lucia con subito grido. Nulla. Tu non mangi più. Ma ; vedi pure che mangio. Non ho nulla. La visita di Gaetano ti ha turbato, disse Teresa. Che cosa è venuto a dirti? domandò Lucia. Niente! È venuto ad annunziarmi... così... che c'è un lavoro nuovo da intraprendere. Perchè dunque ti ha chiamato da parte? perchè ti ha parlato con tanto mistero? Non so davvero!

SANTINA. «Fioretta» vuoi tu dire? SPEZIALE. , . Ditegli che il modo d'oprarle è questo: che s'ingiotta queste, poi mangi una libra di pignoli e beva vernaccia fina, non altro, che fará facende. SANTINA. Come potrá ingannar sua moglie?

ambo le man per lo dolor mi morsi; ed ei, pensando ch'io 'l fessi per voglia di manicar, di subito levorsi e disser: "Padre, assai ci fia men doglia se tu mangi di noi: tu ne vestisti queste misere carni, e tu le spoglia". Queta'mi allor per non farli piu` tristi; lo di` e l'altro stemmo tutti muti; ahi dura terra, perche' non t'apristi?

Ché per divina inspirazione conoscendosi egli perder il tempo supersticiosamente in quella seconda «selva», ritornasi a la sincera vita da l'evangelio primamente a lui demonstrata; e fatto del suo core un dono a Cristo Iesú, da lui ne riceve tutto 'l mondo in ricompenso e guiderdone di esso; e giunto nel paradiso terrestre, gli vien ivi comandato che non mangi de l'arbore de la scienza del bene e male, ma solamente si pasca e nudrisca del legno vitale, per darci sopra ciò un bell'avviso: che, quantunque ogni constituzione o sia tradizione de alcun santo padre bona e fundata su l'evangelio sia, nulla di manco assai piú secura e utile cosa è non partirsi dal mero evangelio; perché, come ogni norma e regula de santi ha in figura de l'arbore del saper il bene e il male, cosí de l'arbore di vita contiene in lo leggier peso del Servatore nostro.

Tu ti conformi col Verbo, unigenito mio Figliuolo; tu sali nella navicella della sanctissima croce, recandoti a sostenere per non trapassare l'obbedienzia del Verbo, escire della doctrina sua; tu te ne fai una mensa, dove tu mangi el cibo de l'anime, stando nella dileczione del proximo! Tu se' unta di vera umilitá, e però non appetisci le cose del proximo fuore della volontá mia.

PARDO. E pur con Turchia, Turchia: il canchero che ti mangi! tutte le mal creanze le scusi con Turchia. Ti conosco per un scappato da mille forche; quanto piú gli scusi, piú l'accusi: se pur son usanze turchesche, or che siamo tra cristiani, bisogna viver da cristiani. TRINCA. Se voi l'aveste maritata, sareste uscito da intrico. PARDO. Non ho trovato cosa a proposito.

NARTICOFORO. Il canchero che ti mangi! abi in malam crucem! Costei deve essere qualche fantesca ignorante: che sa dei fatti del padrone? GRANCHIO. Fate quanto volete, troverete vere le mie parole. NARTICOFORO. Lasciami confabular con Gerasto, cosí vedremo chi ar