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Aggiornato: 7 luglio 2025
La data, in principio del foglio, diceva più chiaramente: «Dai bagni di Lucca.» Era dunque ai bagni di Lucca, il marchesino Landi? Gino Malatesti avrebbe potuto gridare con Amleto: «Ahi, profetica anima mia!» Ma egli, se non ruppe in quel grido, pensò certamente qualche cosa di simile.
Da suo padre aveva ricevuto una lettera sola. Dio sa quante altre n'erano andate smarrite! Ma da altri modenesi aveva sapute le notizie della patria. Il duca Francesco V era fuggito a Vienna. Il conte Jacopo Malatesti, fedele alla sventura, lo aveva seguito a Vienna. E suo figlio Gino? Si diceva che fosse sparito dalla citt
Quel giorno, sotto la vetta del monte, Gino Malatesti incise tre nomi sulla corteccia di un faggio: il nome del Poeta su in alto; più sotto il nome di Fiordispina ed il suo. Oh, non c'era pericolo che facesse errori, scrivendo il nome di lei! Questi malanni non occorrono che in sogno.
Che viaggio fosse quello del conte Gino Malatesti è facile indovinarlo, dopo aver veduta la partenza. Giuseppe è avvertito; Giuseppe le dir
Nè ella sapeva quando sarebbe ritornato il donatore, e pensava invece con terrore che chi parte.... No, no, non era possibile! Gino Malatesti, un animo nobile, un gentiluomo, doveva ritornare, come aveva giurato.
Ma poi.... che importa ciò? soggiunse egli, stringendosi nelle spalle. Guardate i girasoli. Non muoiono anch'essi? Si muore tutti, amico Paolo, e non c'è altro conforto, per l'uomo di carattere, che di esser vissuto disprezzando chi andava disprezzato, e di lasciare, dopo morto, un nome non disprezzabile. Onore ai vecchi Malatesti! esclamò il marchese Paolo. E fortuna ai nuovi!
Ebbene, ripigliò il conte Jacopo, io vi domando la sua liberazione. Spero che intenderete il perchè della domanda, della preghiera che vi faccio. Non si ha da dire in Modena, e neanche da sospettare, che un Malatesti abbia sfuggito il pericolo di un duello, mandando agli arresti il suo avversario. Nessuno lo dir
Se non posso liberarmi, ti mando Pellegrino con le mie notizie. Pellegrino era il famiglio dei Guerri, collocato da questi al servizio di Gino Malatesti. Il nostro confinato era gi
Allora non era così debole, così rifinito come ora; ed anche il dolore aveva un'espressione più forte dalla medesima saldezza della fibra. Ah sì, povero conte Malatesti! ripetè il vecchio prete. Forse meno infelice oggi, nel punto di lasciare la vita, che non lo fosse prima di ricevere quella palla in petto!
O il conte Nerazzi, dunque, o il marchese Landi. Qui il nostro Gino Malatesti ricordò in buon punto la prima lettera ricevuta dal suo confidente Giuseppe. «Mi pare (scriveva il buon servitore) che la sua condanna abbia raffreddato molte persone, di quelle che V. S. credeva più amiche, e con le quali andava più spesso. Il conte Nerazzi, per esempio, e il marchese Landi, quando ho dato loro un cenno del suo viaggio, mi hanno risposto con un semplice monosillabo. Sar
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