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I cavalieri di questa mane; aggiunse egli poscia; il conte d'Osasco e il suo amico, o famiglio che sia. Ah, ah! sclamò il Sangonetto, mettendosi finalmente sull'orma. Buon viaggio a loro! Ma ora che ci penso, o come vuoi che, giunti a mala pena, gi

In camera vi dirò il tutto. FILACE. Melitea, tu entra dentro. MELITEA. Or ora. FILACE. Ca..., canchero, che m'avesti a far dire una mala parola! Voi donne non vi contentate del giusto mai, sempre inchinate al troppo: se vi si concede un dito, ve ne togliete un palmo.

Immenso furore occupò l'anima di Rogiero: si dette per la stanza a ricercare chiamando pietosamente suo padre, e lui scongiurava a rispondergli, e a non abbandonarlo tosto tra le mani dei suoi nemici. Sovente prorompeva in terribili minaccie, e l'atto del corpo si univa così violento a quell'impeto, che i circostanti a mala pena lo ritenessero; gli strascinava qua e l

Egli aveva fatto chiudere in una camera sotterranea del suo palazzo un servo, figlio di uno dei suoi fittaiuoli, perchè esso gli aveva data una mala risposta, e in quella camera umida e buia lo aveva fatto rimanere quattro , senz'altro cibo che pane e acqua.

Ma voi siete un mago! mi grida la contessa Adriana. Chi vi potrebbe resistere? Oh povero me! per un po' di fortuna! rispondo umilmente. Certo, mi sono sempre esercitato, per avere un colpo abbastanza sicuro contro chi mi vuol male. Spara a sua volta Filippo, e non fa che centri, puntando a mala pena.

Suo marito s'è posto su d'una mala via, e tra tutti e due non badano punto al decoro della famiglia, accogliendo in casa loro ogni maniera di gente. Vi so dir io che in quella casa non ci si può stare.... Ed era verissimo. In quella casa non ci poteva star egli, poichè tutti que' capi ameni in mezzo ai quali si trovava, volendo fare lo sputatondo, avevano l'aria di metterlo in canzone.

E a tal modo il socero si stenta in questa fossa, e li altri dal concilio che fu per li Giudei mala sementa». Allor vid’ io maravigliar Virgilio sovra colui ch’era disteso in croce tanto vilmente ne l’etterno essilio. Poscia drizzò al frate cotal voce: «Non vi dispiaccia, se vi lece, dirci s’a la man destra giace alcuna foce

ANTIFILO. Dimmi, Lardone mio, come stia. LARDONE. Io non son medico che toccandovi il polso lo potessi sapere. ANTIFILO. Lo sai meglio d'un medico: se mi rechi lieta risposta alla mia lettera, son vivo; se mala, son disperato della vita. Onde se vedrò con effetto che m'hai servito bene, ti farò conoscere che da me sarai servito assai meglio. LARDONE. Ho dato la lettera ad Altilia.

Ma non si mosse Cristoforo Colombo dal suo osservatorio. Vegliava sempre, nella notte, e quasi quasi non si sapeva dire, a bordo, quando trovasse l’ora per chiudere un occhio: ma quella volta doveva vegliar più che mai. Immaginate, del resto, con quale ansia egli aspettasse il mattino. Ma erano a mala pena le undici di sera, e l’alba doveva farsi aspettare un bel pezzo.

senti’mi presso quasi un muover d’ala e ventarmi nel viso e dir: ‘Beati pacifici, che son sanz’ ira mala!’. Gi