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Aggiornato: 21 giugno 2025
Chi credesse mai che, stata vent'anni schiava in man de turchi, mi fusse donata la libertá dal mio padrone, per esser omai decrepita, e postami, con alcuni cristiani riscattati in compagnia, in una nave, venisse a Vineggia e indi a Nola mia patria? O terreno desiderato del paese! o aria, quanto mi sei piú cara di tutte l'arie del mondo!
Prima concediamo a' tutti mercanti hebrei turchi, e' mori, & altri mercanti reali, libero, & amplissimo saluo condotto, e' libera faculta', e' licentia, che possiate venire a' stare, traficare, passare & abitare con le uostre famiglie, o' senza esse partire, tornare, e' negotiare nella detta nostra Citta' e' Porto di Liuorno & anco stare per negotiare altrui per tutto il nostro Ducal dominio senza impedimento, o' molestia alcuna reale, o' personale per tempo durante di Anni uenticinque prossimi con la disdetta precedente di Anni cinque, intendendo pero' saluo il beneplacito della Sedia Appostolica nello scortare, e' sminuire il tempo, che in euento, che da qualche Sommo Pontefice, o' altrui, noi fussemo ricerchi di licentiarui, tutti, o' parte ci contentiamo che in tal caso dapoi che da un Ministro nostro ui sara' fatto intender, o' per bando da publicarsi in Pisa, o' in altro miglior modo, tal ordine ui sia dato, li detti anni cinque per dilatione, e' disdetta precedente, acio' che fra detti termini uoi ui possiate spedire tutti uostri crediti summariamente da uostri debitori, e' che comodamente possiate uendere, chiedere, o' in altro modo tutti i uostri benistabili a' chi uoi meglio parera', e' uolendo che nella uostra partenza ui sia dato naui & altri uasselli come anco caualli, carri & altre cose necessarie non potendo loro in modo alcuno alterare i prezzi di condotti, e' noli, soliti, e' non altrimenti, e' perche possiate liberamente andare, e' partire delle nostre stati, in tal caso di detta disdetta di anni cinque, ui promettiamo il passo, transito franco, e' libero, tanto delle vostre persone mercantie, robbe, famiglie, quanto di vostri libri hebraichi, e' in altre lingue, stampati o' scritti a penna, & ancora lettere & stato di Sua Santita', & ogn'altro Principe Christiano, cosi per mare, come per terra, accio possiate tornare nella vostra liberta' doue ui piacera' senza impedimento alcuno, e' li detti anni cinque di disdetta uogliamo che comincino, dato che ui sara' il passo libero, come e' detto di sopra, e' non altrimente, concedendoui ancora, che le vostre arnesi, Gioie, argenti, & altre spoglie di casa vostra siano liberi, e' franchi di ogni pagamento di gabella, passi, Guardie, che ui sono nello stato del Ducal dominio nostro saluo sempre il pagamento delle mercantie delle solite gabelle.
Non quella, che adduce il detto De Santis, che, ritrovandosi il Regno cosí essausto, saria in potere d'uno privarlo affatto di moneta, con l'altre cause che tutte risguardano la bassezza del cambio o la detta; perché per questa considerazione la dovriano permettere, poiché, non vi essendo moneta e volendovi traficare li mercanti per la libertá dell'estrazione, loro bisognava portarne per posserne cavare, e, come si è detto, di necessitá quella che si cava ritorna con vantaggio, parlando semplicemente.
E soprattutto ne pare altamente sentito quel lungo passo ov'egli dimostra che de' progressi delle lettere e delle arti due precipue cagioni sono l'attivitá individuale e la libertá civile. Questo argomento della libertá civile per rispetto alle lettere sembra essere il favorito dell'autore.
Non è però anche tanto lunga, anzi larga, in questa parte la libertá del principe; imperocché la malizia degli uomini, anche in questa parte, ne ha loro cosí ristretto il potere, che nemmeno nelle monete piú vili possono far guadagno molto considerabile, sotto pena di vederlo convertito in perdita molto maggiore, non meno propria che de' sudditi.
Dalla meditazione severa sulle vicende dei quaranta anni trascorsi e sulle cagioni per le quali molti dei tentativi operati con animo generoso a pro della emancipazione de' popoli tornarono in nulla, emerge parmi, un fatto singolarissimo che giova anzi ogni altra cosa distruggere, perchè frappone un ostacolo grave ai disegni degli uomini liberi, ed è questo: che i più fra quanti combattono la tirannide politica, intellettuale e civile o non hanno o non manifestano un simbolo intero, una credenza coordinata. DISTRUGGERE, rovesciare il vecchio edifizio sociale; sperdere le reliquie del feudalismo; rompere i ceppi agli uomini d'una nazione in questo concordano. Più oltre s'arrestano incerti, come se a quel termine avesse fine la loro missione. Procedono animosi com'Attila, nell'opera devastatrice: com'egli, davanti a Roma, s'arretrano paurosi davanti a ciò che dev'essere intento all'impresa, davanti alla parola che deve ridurre a formola le loro dottrine, a definizione i loro progetti. Non parlano di FONDARE, o se lo fanno, è linguaggio timido, misterioso, indeterminato per siffatto modo che varrebbe meglio tacersi. Scrivono LIBERTÀ sulla loro bandiera. Libert
Perciocché, il nome di «libertá» è bello ed attraente senza dubbio; ma a chi la vuol per sé e la toglie altrui, il nome sta troppo male in bocca e non tira nessuno. E perché cosí facevano di lor natura tutte le cittá o repubblichette del medio evo, perciò poche poterono fondare Stati grossi. Insomma, le cittá del ducato apriron le porte allo Sforza, e Milano restò quasi sola.
=Programma politico futurista.= 11 Ottobre 1913. Elettori Futuristi! col vostro voto cercate di realizzare il seguente programma: ITALIA SOVRANA ASSOLUTA. LA PAROLA ITALIA DEVE DOMINARE SULLA PAROLA LIBERTÀ Il programma clerico-moderato-liberale Il programma democratico repubblicano-socialista Monarchia e Vaticano Repubblica Odio e disprezzo del popolo Popolo sovrano.
Quanto poi al far, come taluni, sempre colpevoli i papi, sempre scusabili od anche eroi di libertá, o, piú, d'indipendenza, i loro avversari; ella mi pare di quelle nequizie che non possono se non isviar del tutto la storia, e, che è peggio, la politica pratica della nazione.
E dentro a l'un senti' cominciar: <<Quando lo raggio de la grazia, onde s'accende verace amore e che poi cresce amando, multiplicato in te tanto resplende, che ti conduce su per quella scala u' sanza risalir nessun discende; qual ti negasse il vin de la sua fiala per la tua sete, in liberta` non fora se non com'acqua ch'al mar non si cala.
Parola Del Giorno
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