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Aggiornato: 18 maggio 2025
Il lieve Greco che aveva spinto la Clelia fuori dal porto a due miglia calmò intieramente: nuvoloni neri neri si avanzavano da Libeccio e, peggio di tutto, il mare da quella via veniva ingrossando spaventosamente: il vento dapprima temuto dai nostri Argonauti era ora ardentemente desiderato poiché lo Yacht privo di quell'aiuto si vedeva spinto verso la spiaggia senza governo ed in pericolo quasi certo di dare contro alla costa e perdersi.
Era la notte dal 12 al 13 di gennaio 1857, e per la via Assarotti, a Genova, soffiava un vento come suole soffiare in quest'ampia via, quando Eolo scatena uno de' suoi sudditi sulla regina del Tirreno. È tramontana? è scirocco? è libeccio? Non ne sapete nulla. Esce, non si sa da dove, e v'investe da tutte le parti.
A poche miglia da San Marino verso libeccio si scorge uno di quei monti, che per poche nozioni geologiche che si abbia di questo nostro pianeta, altri non può a meno di figurarvi un antico e spento fumajolo nella terra. Spento, non più fumante, perchè il tempo lo smorzò colle sue fredd'ali, lasciando intatta tra i cataclismi e gli sconvolgimenti la sua conica forma, caratteristica del Vulcano.
Per pratico che fosse il cocchiere e ben pagato, egli non poteva sempre scostarsi della grande via Emilia che percorre le Romagne dal settentrione al mezzogiorno, e che passa per la maggior parte dello spazio che dovea transitare la nostra comitiva per giungere da Ravenna a San Leo, molte miglia a libeccio di Rimini e di San Marino.
Colla direzione da libeccio, il vento incontravasi e contrastava colle onde veloci del Tevere, scorrendo in una direzione opposta, e coll'urtarsi innalzavano marosi tali da non cederla ai rabbiosi ruggiti e sconvolgimenti di Scilla e Cariddi.
Il cielo color di sabbia e d'ocra s'indurì, più insuperabile che le mura d'un chiostro... Inchiodate gli ormeggi! ululavano i marinai, con le mani a portavoce; serrate tutte le corde al bompresso! Soffia il libeccio!...
E con la mano distesa, il comandante della Pinta accennava verso garbino, o libeccio, se meglio vi piace, dove infatti appariva una lingua di terra all’orizzonte, forse venticinque leghe distante dalle navi.
Signori mi rincresce Venne adirci il capitano ma per stasera è impossibile la partenza Il libeccio è tremendo ed io non ho intenzione di mettermi in sicuro pericolo. Ma noi... saremo sicuri? Domandò uno.
Il Capo d'Anzo a mezzogiorno e Civitavecchia a tramontana sono i limiti di quella spiaggia inospitale e pericolosa che si chiama "la spiaggia romana". Il navigante nella stagione d'inverno si tiene al largo in alto mare per non esser sorpreso dai venti di Libeccio che vi soffiano impetuosi e vi cagionano non pochi naufraghi.
«Siccome nebbie spersi carovane, «Come fuscelli sprofondai navigli, «Ho atterrato i leon quasi conigli; ... , «Rido del soffio delle Tramontane.» Sì dice e fiero e furibondo attacca Con Libeccio e Tifon, colle saette Sferza Aquilon dalle scoscese vette I suoi guerrieri e lo Scirocco fiacca.
Parola Del Giorno
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