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Io ricomincerei a mangiare. Ma il buon vecchio si levava intanto da tavola, e non finiva neppur di bere il vino che si era versato. Mia madre si era accorta che io agivo per impulso di un esaltamento probabilmente morboso e ne rimaneva impensierita. Infatti in quei giorni ero nervosissimo, eccitabilissimo.

Poco di poi la Stella che, nel vagar d'uno in altro sereno pensiero, guardava nella via invidiando i passeggieri, s'accorse d'uno che veniva a gambe e levava gli occhi verso le loro finestre. Le parve di conoscerlo; e lo vide veramente svoltar nel portone della casa. Non sapeva ricordarsi chi fosse; ma senz'altro lo conosceva.

Ho scritto qui alcuni nomi riprese, mentre levava con mano tremante dal portafogli un cartoncino; e balbettando per l'estrema commozione: Cioè... veramente ne ho scritto uno solo; anzi o sar

Certo, sicuramente, per quanto servo indegnissimo di nostro Signore, e il prete si levava la berretta,-è il mio dovere. Procurerò, per quanto sar

Ai «Fossi», laggiù dietro la via larga e popolosa della Ferrovia, terminava il mercato dei panni. Le mercantesse si sbandavano. Alcune pigliavano per la strada della marina, altre si indirizzavano alla Via Nolana, dalla quale si levava, nel lontano, un fitto polverio bianco. Altre infilavano l'arco aragonese di Forcella e si cacciavano, a gruppi di due o tre, coi lor mucchi di panni in capo, ne' vicoletti della Vicaria o ne' labirinti di quelli della Duchesca ove, qua e l

Mi passò davanti senza guardarmi, e levava appunto in alto una mano per indicare non so che cosa; ed io, vedendo quella mano così bianca che pareva esangue, pensai così: Dev'essere fredda come il ghiaccio!.... Se l'avessi realmente baciata, avrei pensato: È fredda come il ghiaccio! Avrei ricordato la impressione ricevuta.... Ah, se poteste sentire che male mi produce questo cerchio qui!

E poichè ho nominato Alonso Cano, nativo di Granata, uno dei più valenti pittori spagnuoli del secolo decimosettimo, che sebbene discepolo della scuola sivigliana piuttosto che fondatore, come altri vorrebbe, d'una scuola sua, non è meno originale dei suoi più grandi contemporanei; voglio metter qui alcuni tratti della sua indole e della sua vita, poco conosciuti fuori di Spagna, ma singolarmente notevoli. Alonso Cano fu il più accattabrighe, il più iroso, il più violento dei pittori spagnuoli. Passò la vita litigando. Era ecclesiastico. Dal 1652 al 1658, per sei anni consecutivi, senza un giorno d'interruzione, litigò coi canonici della cattedrale di Granata, della quale egli era ragioniere, perchè non voleva, giusta i patti stipulati, diventare suddiacono. Prima di partire da Granata, spezzò colle sue mani una statua di sant'Antonio da Padova, che aveva fatto egli stesso d'incarico d'un auditore della Cancelleria, perchè costui si permise di osservargli che il prezzo che gliene domandava gli pareva un po' caro. Nominato maestro di disegno del principe reale, che, a quanto pare, non era nato col bernoccolo della pittura, lo aspreggiò in tal maniera, che lo costrinse a ricorrere al Re per esser levato dalle sue mani. Rimandato, per una grazia speciale, a Granata, presso il Capitolo della cattedrale, serbò così profondo il rancore degli antichi suoi litigi con quei canonici, che in vita sua non volle più dare una pennellata per loro. Ma questo è poco. Nutriva un cieco, bestiale, inestinguibile odio contro gli ebrei, e s'era ficcato in capo che il toccare in qualunque modo un ebreo o un qualsiasi oggetto stato toccato da lui, gli dovesse recare sventura. Con questa fissazione fece le più strampalate stravaganze del mondo. Se passando per la strada urtava in un ebreo, si levava issofatto il vestito infetto, e tornava a casa in maniche di camicia. Se per caso riusciva a scoprire che, lui assente, un servitore aveva ricevuto un ebreo in casa sua, cacciava il servitore, buttava via le scarpe colle quali aveva premuto l'impiantito profanato dal circonciso, faceva disfare e rifare, qualche volta, persino l'impiantito. E trovò modo di litigare anche morendo. Essendo ridotto in fin di vita, e presentandogli il confessore un crocifissaccio fatto coll'accétta perchè lo baciasse, egli lo spinse in l

Dalla folla si levava di tanto in tanto, qua e l

E poichè ella levava su lui in atto di interrogazione gli occhi, stupita di quell'ultima frase: , egli ripetè, ho detto "senza la sicurezza di essere stati amati" perchè se voi, Loreta, in un tempo lontano mi aveste amato veramente, se mi aveste amato soltanto un poco, no, non avreste potuto parlarmi ora con la freddezza con cui mi parlaste.... Io ho fatto il mio dovere, Alvise!

Tra l’altre vidi un’ombra ch’aspettava in vista; e se volesse alcun dir ‘Come?’, lo mento a guisa d’orbo in levava. «Spirto», diss’ io, «che per salir ti dome, se tu se’ quelli che mi rispondesti, fammiti conto o per luogo o per nome». «Io fui sanese», rispuose, «e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che ne presti.