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Dopo avere ubbriacati, uccisi o calpestati i guardiani, la gesticolante marea inondò l'immenso corridoio melmoso del serraglio, le cui gabbie, piene di velli danzanti ondeggiavano nel vapore delle urine selvatiche e oscillavano più leggiere che gabbie di canarini fra le braccia dei pazzi. Il regno dei leoni ringiovanì la Capitale.

Io gli ho veduti morenti! e narro di loro cogli occhi umidi ed il cuore commosso. ! morenti quei miei cari giovinetti! leoni sul campo di battaglia, ora giacenti sul letto del dolore! Molti non giungevano ai tre lustri!

O non sapete che ci hanno dai dodici ai quattordici milioni, senza contare i quadri, e quei due leoni di marmo nella scala, che non hanno voluto vendere a un Inglese per cinquecento mila lire? Ah! ah? bella, la storia dell'Inglese! O che? non lo credete?

Due leoni, i più grossi e forse i più affamati della banda, s'avanzavano verso la zeribak con salti giganteschi. I giall

Il comune di Napoli gli aveva decretato molti onori, ed egli volava da festa a festa; nei templi, dove gli si offrivano sacrifizi, nei teatri, per assistere a pantomine e recite, nell'anfiteatro, nel circo, dove gladiatori, fatti venire espressamente da Roma, lo salutavano, condannati a morire; dove si faceva grande spreco di vittime umane, dove cristiani venivano dati in preda ai leoni.

Una... due... tre sorsate di vin denso!... Ch'io beva, ch'io beva ancora, prima di riprendere il vasto fiato del mio canto!... I bei Tramonti dagli artigli d'oro e dalle criniere di fiamma, i Tramonti accosciati sulla soglia degli orizzonti come leoni dalle fulve zampe distese, lungamente straziarono la mia carne adolescente.

, mamma; il Salvatore del mondo ci ha insegnato a prestarci per i nostri nemici. E qual più nemico nostro di questo? Selvaggio infelice! non sapeva tutto il male che gli aveva fatto il signor Basilio. E madre e figlio pregavano il Dio delle misericordie; ma era Iddio il terribile Dio dell'ira che passeggia sui fulmini e sulle tempeste, conculca i draghi e i leoni.

Egli corse al palazzo Rizzi: attraversò l'atrio, salutato dal guardaportone, che lo conosceva; salì le scale. I servi erano tutti affaccendati nei preparativi della festa. Giunto all'anticamera, l'avvocato Leoni chiese del cameriere Giuseppe. Giuseppe, antico servitore della casa Rizzi, era un vecchio dai capelli bianchi, padre di numerosa famiglia. Leoni lo conosceva da lungo tempo.

Invece Don Gregorio vi era stato per le ultime feste del giubileo. Vorrei potervi tornare. Verrete con me, Don Gregorio, se vi andrò più. Perchè più, questa brutta parola? rispose con dolce rimprovero. Quando si è giovani bisogna vivere il più allegramente possibile. Servite Domino in laetitia, intervenne sardonicamente il dottor Leoni.

Allora quel tratto di via del Proconsolo si chiamava Via de' Librai: la porta era più bassa, adorna di fregi e di un gran cornicione, e in alto, posati su due aggetti, erano due leoni. Sulla testa di questi leoni, in certi giorni solenni, si metteva una corona in ferro dorato.