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Aggiornato: 27 giugno 2025
Col scirocco, le popolazioni meridionali agiate chiudonsi soventi dentro casa trovando insopportabile l'afa che si respira al di fuori. Il bracciante la trova meno insopportabile della fame, e lavora anche spossato dal soffocante scirocco.
Cambiò discorso. Siete voi che suonate il pianoforte? domandò alla vicina. No. E' mio fratello. Lavora in un ufficio di messaggerie. Ma per la musica, è famoso! Cos'è quel pezzo di musica che era bello? Peg rise, ma non seppe dire a quale pezzo alludesse Anne-Marie. Ma sì, ma sì, diceva Anne-Marie nel buio, un pezzo diverso dagli altri. Un pezzo molto bello.
Chi non ha lavorato non gusta il riposo. Chi non lavora s'annoia. E Maria approfittava di quel risveglio al sentimento del lavoro che era come nell'aria, per dare ai fratelli degli utili suggerimenti.
Ed io stesso mi dico: poltrone, lavora e fatti una carriera, professa le tue idee dignitose ad alta fronte, e parla colla tua coscienza d'uomo, e pensa al tuo avvenire con sicurezza e con coraggio invece di sospirare e di bevere bromuro! Dicono ch'io sia originale, invece sono solamente infelice. Se fossi pazzo, quante volte avrei compromesso in casa mia il suo delicatissimo nome!
E l'uomo che lavora, quando ritorna a casa e cerca la moglie e sorridendo le narra il frutto dei suoi travagli, trova un altro sorriso, che risponde al suo; e prova l'ebbrezza di chi entrando in un giardino è salutato dai fiori, che per lui esalano il profumo delle loro corolle; e l'amore lo riposa dalla stanchezza, e la coscienza di non aver vissuto invano gli fa tener alta la fronte e gli fa brillar l'occhio di gioia.
Non è vero; lavora qualche volta troppo e allora non digerisce quel che mangia. Vado subito a dirgli che sei qui, aspetta un momentino... Così dicendo, quella donnina accompagnava il suo parente in salotto, gli accennava di mettersi a sedere, e via di corsa. Uscirono dal cervello del maestro tutti le amarezze della giornata incominciata per trattenere soltanto la visione gentile della cuginetta.
Mio marito lavora la testa, le mani e i piedi; io li vesto. Ahoóh! esclamò Cardello. E potrò farli anch'io? Perchè no, se ci metterai un po' di testa? Ahoóh! Era il suo modo di esprimere la maraviglia. E come parlano? Aprono la bocca? Mio marito ed io parliamo per loro, e sembra che parlino essi. Non hai mai visto l'opera? Mai!
Stia zitto, dottore; in famiglia c'è sempre qualcuno che può lavorare per gli altri. Dico bene, signor Dario? Non lavora anche lei, a modo suo? Siamo stati messi al mondo per fare ognuno qualcosa; tant'è vero, che chi non può e non sa fare il bene, fa il male, pur di non stare inoperoso, con le mani in mano. Oh, questo poi! esclamò il dottore, dando in una delle sue rumorose risate.
Giudicate dunque il suo caso così disperato? Egli stesso lo sente. Sono rimasto un'ora nel suo gabinetto: lavora alla relazione sul Catasto, uno studio lungo e difficile, che stancherebbe più di un giovane, e nel quale egli si accanisce coll'eroica ostinazione dei morenti. Sar
Il pagliaccio mi s'è affiochito per via e ha mezzo perso la voce; sua sorella, la Gilda, è cotta d'un impiegato di ferrovia che le faceva l'asino a Tricarico, e gli scrive lettere tutta la santa giornata e non mi lavora più come prima. E la Rosetta che a un tratto mi vien fuori con l'isterismo! Che? Contentezze grandi, caro signor dottore!
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