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Aggiornato: 16 maggio 2025
Metteva certe espressioni contenute in quel foglio insieme con le altre da lui udite la mattina in cui gli era riuscito cogliere a volo certi tratti di un dialogo fra il duca della Pandura e il principe di Latania. Ora capiva bene certe allusioni. Ma un uomo come lui dovea lasciarsi torcere a sì tristi pensieri da una vilissima lettera anonima?
Che dico? riprese il Latania. Parlate con tutti i nostri amici, vi diranno lo stesso.... il principe è designato fra noi, nella nostra societ
Si accorse che il principe Latania toccava col gomito il duca della Pandura, come per richiamare la sua attenzione su la grottesca semplicit
Il principe pian piano si alzò: uscì dalla biblioteca per la porticina laterale; e, di lì a pochi istanti, entrò anch'egli nella sala di lettura dal corridoio. Subito il duca della Pandura lo salutò con molta espansione. Il principe di Latania si alzò, gli andò incontro, gli strinse tutte e due le mani, gli sorrise, lo chiamò con tutti i vezzeggiativi.
Povero Gorreso.... non è mai stato uno stinco di santo, ma non mi pareva dovesse diventare uno scellerato.... Lo deve aver condotto a questo punto la soverchia ambizione.... È proprio un uomo infamato! continuava con la sua più ostentata prosopopea il Latania; egli, che non avrebbe davvero avuto alcun diritto di censurare. Sopravvenne un nuovo personaggio: il conte di Primolo.
Non credo, ripeto, che Gorreso ne sappia nulla, diceva il vecchio duca della Pandura, un bellimbusto mezzo rimbambito, al principe di Latania, giuocatore, spensierato, di fama molto prodigata, ma ricevuto, accolto per tutto, grazie al suo nome: eroe di scandalose avventure: e che dovea finire con un suicidio, dopo tante stranezze, di cui i suoi più intimi, e anche qualche conoscente, avean subìto di pagare per anni le spese.
Passava molte ore nella biblioteca del Circolo, e, appena entrato, socchiudeva tutte le finestre per rimanere, più che gli fosse concesso, all'oscuro, affinchè altri non venisse a disturbarlo e non lo vedesse. Il terzo giorno, circa il tocco, sentì entrar nella sala di lettura, accanto alla biblioteca, il principe Latania e un altro signore. Erano soli: il principe parlava a voce piuttosto alta.
Ma è il Gorreso che l'ha rovinata, che l'ha peggiorata: è lui che se n'è servito come uno strumento per favorire la sua ambizione, replicò il Latania. E anch'io comincio a esserne persuaso, instava il duca della Pandura. Il principe Gorreso avea ormai udito abbastanza. Nacque nella sua testa una vera confusione; a poco a poco, tanta era la commozione da lui provata, rimase privo de' sensi.
State sicuro, rispondeva il principe di Latania, che il Gorreso sa tutto: e finge non sapere.... Ma gli torna molto utile.... E di che ha egli bisogno? Di quello di cui ha bisogno un ambizioso. Ambizioso Gorreso? ripigliava il duca. Entrò un terzo nella sala di lettura.
La principessa scendeva in fretta, ed era tutta sorridente. Vado a pranzo gli disse dalla duchessa della Pandura. Costei era la cognata del duca, che avea confabulato, poche ore innanzi, nella sala del Circolo, col Latania. La duchessa era una donna gaia, spensierata, elegantissima, ma di quelle donne che ricorrevano spesso al gioielliere De Carlo. Nella sua casa si avviluppavano molti intrighi.
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