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Aggiornato: 11 giugno 2025


LARDONE. Due scudi almeno. ANTIFILO. Eccoti due scudi l'un sopra l'altro. LARDONE. Poco mi si che l'un stia sopra o sotto dell'altro. Ma che son scudi ch'han ali alle spalle ed a' piedi e corrono e volan via? ANTIFILO. O Lardone, se qua dentro risplenderá qualche favilla di speranza, vedrai la mia liberalitá in altra forma. LARDONE. Leggete e vedrete.

CAPPIO. Oprar con Lima e con Lardone voi ben sapete che vi bisogna. GIACOMINO. Che cosa? CAPPIO. Un poco di musica. GIACOMINO. Come musica? CAPPIO. Porre in un fazzoletto alcuni scudi e poi dargli due squassatine che rendano suono, perché il suono de' scudi si fa sentir da lungi e fa piú dolce armonia di qualsivoglia istrumento, e massime se son traboccanti. GIACOMINO. Pur bisogna disporgli.

LIMOFORO. Poiché non potiamo entrare nell'altrui case senza licenza del Regente, andiamo, informiamolo del fatto, ché ne doni licenza d'entrare in casa sua e porgli le mani adosso. LARDONE. Andiamo a dormire. PEDANTE. Abbiam piú voglia d'uccidere che di dormire.

Ma che prima fusse disradicata la tua insaziabil mandibula infin dalle fauci, che mai potessi abligurire. Ma vegnamo al quatenus. LARDONE.

Non mi resta altro che la disperazione! Tutto ciò perché ama Giacomino; ma se dovessi morir io, vuo' che costui muoia per le mie mani, acciò per la costui morte ella muoia de disperazione. O buono incontro! CAPPIO. O che miglior riscontro, perché sei venuto a tempo! LARDONE. Sarei venuto a tempo, se fossi ricevuto da te a pranso questa mattina.

PEDANTE. Cattivo augurio: annunzia lacrime e pianto. LARDONE. Dicesi «lacrima», ché per la sua gagliardía ti fa venir le lacrime agli occhi. PEDANTE. Lardone, vorrei che tu libassi i vini e non ne ingurgitassi nella voragine del tuo ventre le cotile, le exabasi, gli acetabuli, i gutturni, i cantari, l'anfore, le paropsidi e i ceramini intieri intieri: hai bevuto per sei tedeschi.

TEDESCO. Alla , non capere altre gente: tutto star pieno de passaggieri. LARDONE. Dateci almen da mangiar, per amor de Dio. TEDESCO. per amor delle diable. LARDONE. Respondete almeno. PEDANTE. L'uscio che ci ha serrato nel volto risponde per lui. PEDANTE. Questo incontro m'ave acceso una face arsibile intorno al core, perché per mio solo dedecore m'ha serrato l'uscio sul volto.

Ben sai quante volte t'ha pieno il corpo e fattoti mutar vesti come il serpe la primavera. LARDONE. Che vuoi dir per questo? CAPPIO. Giacoco, il vecchio, è gito a Posilipo alla vendemia, e noi siamo rimasti soli in casa.

PEDANTE. Tabernarie, io non cerco lauti obsòni tanti pulpamenti, ché non ho quadranti da spendere. Una cena frugale. CAPPIO. Tas teich Gotz: te venghe le cancarelle, volere essere fregate! LARDONE. Oste, al tornar mi farai trovar apparecchiato un piatto di ravioli e di maccheroni strangolatori, tanto l'uno. Per Altilia uno di questi salsicciotti, che non è avvezza a mangiarne ancora.

LARDONE. Al pedante l'è stato tolto il salario della lettura in Salerno, ed egli vuole andarsene in Roma: e questa sera con la figlia e la balia se ne vengono in Napoli; ed io vado innanzi, al Cerriglio, col tedesco ad apparecchiar la cena.

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