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Aggiornato: 11 giugno 2025


PEDANTE. O mirabile excogitatum, o inventum diabolicum: una bestia venir in una stalla di Napoli per accoppiarsi con un'altra bestia! LARDONE.

O Lardone, e nel regno d'Amore trovasi piú gran mostro? LARDONE. Veramente mostro di crudeltate! Finite pure. ANTIFILO. «... Dite che son bellissima, che la mia beltá vi trasse a mirarmi e che d'allora in qua Amor si fe' signore e tiranno del vostro cuore; e che amando me, io obbligata sono a riamarvi.

Va' presto e compra robba a bastanza, ch'io torno a dietro e condurrò la vacca in stalla; farò restare alcune robbe a dietro, acciò, mentre il maestro torna, il toro abbia agio di godersela. CAPPIO. Via presto, ch'io avvisarò il padrone, e apparecchiaremo la taberna. LARDONE. Avèrti che se non mi si attende quanto mi si promette, scoprirò ogni cosa e porrò sottosopra il mondo.

LARDONE. E che sapete ben correre alla quintana. PEDANTE.

LARDONE. A me non pena l'affronto della donna, ma perché mi muoio di fame. PEDANTE. Il carico fatto a me è fatto al piú famoso uomo del mondo. LARDONE. S'il carico è fatto al piú famoso, dunque è fatto a me che sono ora il piú famoso uomo del mondo e di quanti affamati fur mai. PEDANTE. Mai dal mio nemico sidere m'accadde cosa come questa.

Sarò propalato per infame per tutto il mondo. LARDONE. Anzi per mio, perché mi publica per un affamato. PEDANTE. A te pare cosí? LARDONE. Anzi è cosí, e non mi pare; perché io son quello che resto morto di fame e di sonno. PEDANTE. Anzi, a tutti due; e tutti due restiamo affrontati e di affronto grande: a me per le donne e a te per la fame.

CAPPIO. Eccolo, che star mirando. LARDONE. Miro questo mirabil vino come schizza, brilla e saltella da se stesso; mostra la schiuma, poi la risolve in perle grandi, poi in piú picciole e le picciole in nulla. O che bevanda celeste piú che nettare e pania che inveschia! PEDANTE. Accelera il bere.

PEDANTE. Galante innamorato! altri amoreggia con le donne, egli con li animali morti. Teutonice, potremo lassar qui le donne sole? CAPPIO. In cheste nostre ostelerie alloggiano vecchie fámine e con merdate. LARDONE. Ti sia dato al mustaccio. PEDANTE. Requiescite e date pausa alla lassitudine; fate che si prestoli la cena, ché da un pauculo di tempo tornaremo.

Cappio, non vorrei ch'un altro cappio mi strangolasse. CAPPIO. Staremo sempre in festa e gioia. LARDONE. Ed io balzato in una galea. CAPPIO. Qui non ci è pericolo manco d'un filo. LARDONE. Ma d'una corda. E giá mi sento prurire il collo: come la calamita tira il ferro, cosí par che la forca mi tiri il collo molte miglia. Cappio, tu cerchi la mia rovina.

LARDONE. Avertite, non mangiate senza noi. ALTILIA. Il Ciel vi dia ogni contento, anima mia. GIACOMINO. E che maggior contento potria darmi la sorte che darmi voi? ALTILIA. E vi sia sempre lieta e propizia ogni stella.

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s'alceste

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