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Aggiornato: 10 maggio 2025
Ma che lui! mi gridò egli stizzito. Ti parlavo di lei. Ah sì, è vero; rimediai alla meglio. È stato un lapsus linguae. Torniamo alla signorina Wilson, che mi aveva lasciato dire a mia posta, e poi soggiunse, con accento malinconico: Il burattinaio ha fatto capolino tre volte dalla sua tenda, cercando con gli occhi in giro nel suo uditorio.
Molta sorveglianza... Una sorveglianza perenne, insistente, minuziosa... Importuna... Irritante... Accanita... Accanita!... Ecco la vera parola, onorandissimo signor prefetto... Gran Proposto... se vi piace!... I lapsus linguæ son contagiosi... Vi chieggo mille perdoni!... In un mese... anche l'uomo più onesto può commettere delle azioni...
Grazie! non fumo... Piuttosto, tanto da mostrarle il mio aggradimento, prenderò un francobollo. Annibale B.... è famoso pe' suoi lapsus linguæ. Un giorno, parlando della Sicilia, gli scappò detto: «quest'isola tempo fa era unita al continente, ma poi ne fu staccata in seguito ad uno spaventevole cataplasma.»
Perdonate! la parola mi è sfuggita in un impeto di entusiasmo... È un lapsus linguæ che vi onora... Torniamo al nostro... uomo. È una dilazione di prova che impone dei rigorosi doveri... Dei doveri che molto spesso vengono obliati dall'una parte o dall'altra, nella quasi certezza che nessuno ne tenga conto... Si esigerebbe dunque... per parte nostra... un po' di sorveglianza...
È una delle mie vecchie cantilene, che non mi lasciano mai, come certi dolori aromatici che ho buscati laggiù. Michele intendeva di parlare di dolori reumatici; ma la corretta pronunzia di certi vocaboli non era il suo forte. Povero Michele! soggiunse la giovinetta, non badando ai dolori aromatici, ai quali era avvezza, come a tanti altri suoi lapsus linguae.
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