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A volte, ritta dietro il finestrino chiuso, mentre l'Irene la reggeva con un braccio e con la mano libera tamburinava i vetri, ella pareva distrarsi a guardar la campagna; ma si stancava subito e voleva andar in collo alla mamma, star seduta, o distesa; o diceva che aveva fame, e poi, disgustata, gettava via qualunque cosa le dessero, e ripigliava quel suo piagnucolìo di bimba sofferente che metteva tanta angoscia in cuore di Diana.

Ridotta ch'ebbe costei nello stato di assoluta calvizie, la prese uno de' suoi accessi d'inquietudine accorata, e voleva l'Irene e voleva Bardelli, e piangeva, piangeva di quel pianto irrefrenabile ch'è proprio dei bambini gracili e malaticci.

Era notte e Bebè s'era riassopita. Anche Alberto aveva rinchiuso gli occhi, anche l'Irene lasciava ricader la testa sonnolenta sul petto. Solo Diana vegliava, cercando invano di frenare la sua agitazione. Le sue dita sottili si affondavano nervosamente nel velluto del sedile; i suoi piccoli piedi battevano sul tappeto con ritmo affrettato; il suo sguardo ora si posava su Bebè, ora interrogava l'orologio, o, di l

Ma guarda. Bebè... Ma guardi, signora Daria... Anche tu, Irene... Guarda com'è bello! La signora Daria assentiva per deferenza, l'Irene per soggezione; ma per loro era spettacolo assai più piacevole quello delle carrozze che di corsa lasciavano il Pincio, quali scendendo verso Piazza del Popolo, quali avviandosi per la Trinit

Forse perchè ell'aveva impacciati i movimenti da Bebè, il soldo andò a battere sopra una colonnina della balaustrata e rimbalzò sulla strada ove un monello si affrettò a raccattarlo. Ah! fece l'Irene turbandosi in viso. Cosa c'è? chiese Diana che non aveva capito nulla. Il professore scrollò le spalle. Sciocchezze!... L'Irene prende gli auspicî. Quali auspicî?... Parla chiaro.

San Giustino gridò: Buon viaggio. E rivolgendosi in particolare ad Alberto: Voi almeno tornate presto... Se non si batte il ferro fin ch'è caldo.... Mentre queste parole oscure si perdevano nel romore dell'acque scroscianti, l'Irene tirava fuori misteriosamente un soldo dalla tasca del vestito e lo slanciava lontano. Era uno scongiuro insegnatole da una bambinaia con cui aveva fatto amicizia.

Ma Diana, l'Irene e Bebè erano in carrozza gi

Signora obbiettò la cameriera che adempiva anche agli uffici di cuoca; com'è possibile?... Ho l'arrosto... Se andasse l'Irene? No, non mi piace che l'Irene esca sola di casa a quest'ora. Non è poi una Venere rispose, alquanto piccata, la cameriera, e non credo che gli uomini debbano correr dietro più a lei che a un'altra. Tss, tss! fece Diana. Tornate pure in cucina, e mandate qui l'Irene.

Bebè, la cui comparsa arrestava sulle labbra paterne il panegirico dei collaboratori di Crugnoli, veniva in tavola, come d'ordinario, alle frutta e l'Irene, dopo averla portata in giro acciocchè tutti la baciassero, l'accomodò nel seggiolino accanto alla mamma. Le manine della bimba si protesero subito con energia verso la fruttiera.

Sono fanfaluche a cui la gente che ha un po' di sale in zucca non crede... Ci tornerai a Roma, ci tornerai con noi e con Bebè. L'Irene si sforzava di sorridere, ma era manifesto ch'ella non riusciva a scacciare un triste presentimento.