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Negli anni primieri Del forte maschietto, V'è mente selvaggia, V'è indocile affetto, Par ch'indi s'annunci Futur masnadier. La picciola belva Se alcun la minaccia, Vieppiù baldanzosa Innalza la faccia; Di colpi, di rischi Non prende pensier. Qual è quello sguardo, Qual è quella voce Che frena l'audacia Del picciol feroce? Incanto dolce La donna sol ha. Ed ella ripete, Ripete l'incanto, Frammesce sorriso, Disdegno, compianto, E amore gl'infonde, Gl'infonde piet

Le parole del padre Buzelin, a Roma, risuonavano al suo orecchio come un'accusa. I pupazzi gli facevano oramai orrore: l'incanto d'ieri si cangiava in rimorso che non si assopirebbe mai più. Ei corse la citt

Ecco, l'incanto è rotto sospirò la Teresa. E girandosi con mezza la persona verso il gondoliere, disse: Voltiamo. Che fretta hai? chiese Guido. È tardi ella rispose.

Scherzava con quella ironia cortese che serviva a nascondere il proprio pensiero. Luisa crollò il capo, tristemente: l'incanto si dileguava; ella udiva un'altra volta, mentre Massimo parlava, quella velatura di sogghigno che guastava quante affettuose cose egli dicesse. Tentò di riafferrare un minuto di dolcezza: Chiamatemi ancora gli disse pregandolo.

Con lui ne viene in ripa alla fiumana, ove Rinaldo in semplici parole alla sua vera istoria trasse il velo, e chiamò in testimonio tutto 'l cielo: 102 e poi chiamar fece il figliuol di Buovo, l'uom che di questo era informato a pieno, ch'a parte a parte replicò di nuovo l'incanto suo, disse più meno.

79 De le quai non più tosto entrò le porte, che fu sommersa nel commune errore. Lo cercò tutto per vie dritte e torte invan di su e di giù, dentro e di fuore; cessa notte o , tanto era forte l'incanto: e fatto avea l'incantatore, che Ruggier vede sempre e gli favella, Ruggier lei, lui riconosce ella.

Aveva tanto candore e gli era tanto cara!... Certo che... un giorno o l'altro... non voleva essere ridicolo; ma perchè si sarebbe affrettato a distruggere tutto l'incanto di quell'abbandono lento del cuore e dei sensi che, a poco a poco, avrebbero vinta la ragione... e il timore?... Alla fine poi non poteva lamentarsi; progressi ne avevano fatti!...

Ancor se il mio voler indugia A ripeter l'incanto, ecco ch'io traggo A me vassalli quanti cavalieri Portar la grazia del valor dipinta Nei bianchi scudi e furono di dame Pallide grazioso patimento: E par che al lor trascorrere risuoni Il rumor del torneo misto ai singhiozzi Delle mandole.

Oh!... I bei tempi!... Il nostro secolo È una nenia e non un canto! Noi siam lucciole sbiadite, Essi il fuoco, essi l'incanto! Oggi i bozzoli e la vite Ci preoccupan l'idea Più dei lauri e della gloria D'una bellica epopea! Oh!... I bei tempi!... Eppur s'io medito Sulle stragi dei possenti; S'io ricordo il Sant'Uffizio Ed i roghi dei sapienti; S'io rifletto alle baldanze Di tiranniche ignoranze;

Io ruppi l'incanto, alzandomi. Dissi: Ecco la chiave. Che aspettiamo? , Tullio, aspettiamo ancora un poco! ella supplicò, paventando. Io vado ad aprire. E mi mossi verso la porta; salii i tre gradini che parevano quelli di un altare. Mentre stavo per girare la chiave col tremito del devoto che apre il reliquiario, sentii dietro di me Giuliana che m'aveva seguito furtiva, leggera come un'ombra.