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Aggiornato: 8 ottobre 2025


Il conte di Cavour non è un oratore nel senso francese, egli lo è piuttosto nel senso inglese. Egli ha la parola difficile, perocchè e' non vuol dire una parola di troppo, una parola la quale non abbia la portata ch'egli vuol darle. Egli non parla per la Camera, ma per l'Europa. Egli ha un ragionamento serrato, sostanziale, lucido; tocca il cuore della quistione; e se non ha sempre ragione, egli non cade mai nella trivialit

Prima il colpo di fulmine dell'Adelaide, poi la lenta agonia della nipotina, e ora la pena immensa di veder Diana in disaccordo col marito!... Ed egli la lasciava proprio in questo momento, quand'ella aveva forse più bisogno del suo aiuto, del suo consiglio, della sua compagnia?... Ma che ci andava egli a fare a Londra e a Parigi? Che sperava da questa pazza corsa attraverso l'Europa?

Quegli scritori, partendo sempre da princípi derivati da una critica o municipale o provinciale o tutto al piú nazionale, credettero di poter sottoporre ad esame l'Europa intera.

E voi lo conoscete? L'ho incontrato quattro volte ne' miei viaggi. Voi sapete che io ho percorso come artista e come impresario teatrale, quasi tutta l'Europa e una buona met

Un corpo d'esercito napoletano, trapassate le frontiere, accenna muovere alla volta di Roma. Suo intento è ristabilire il papa padrone assoluto nel temporale. Sue armi sono la persecuzione, la ferocia, il saccheggio. S'asconde tra le sue file il re, al quale l'Europa ha decretato il nome di Bombardatore dei proprî sudditi. E gli stanno intorno i più inesorabili fra i cospiratori di Gaeta. Romani!

«L'Europa è in oggi un campo d'audacia pel partito repubblicano; un campo d'astuzia pel partito monarchico dove la forza delle cose ha strappato le concessioni; un campo di ferocia dove il dispotismo regna sicuro. «L'Austria e la Russia rappresentano quest'ultimo. La Francia e la Spagna l'altro.

Forte Vento africano non servo, ma innamorato dell'Italia. E' stanco di due lunghi viaggi nel deserto, ma una tromba bersaglieresca l'ha svegliato questa mattina. Sa, il Simun, che negli orti ombrosi e nei prati di orzo erba medica e lattuga, che egli ha sempre rispettato, dormono dei profumi biondi, pepati e zuccherini che l'Europa non ha.

Dall'Italia Napoleone doveva incominciare la sua marcia gloriosa per l'Europa ed aveva perciò bisogno di lasciar dietro di popoli amici.

Perchè da secoli questa mia terra deve servire di lupanare a quanti malandrini porta l'Europa? Perchè essi vengono a mangiarci i frutti, a beverci il vino, che costarono il sudore della nostra fronte? Perchè? Perchè? arrossisco nel pensare a tanti altri perchè, che solo il pugnale può vendicare!

La villa di cui raccontiamo la storia, ch'è quasi una leggenda, era situata in un punto che non vogliamo troppo determinare, non lontano da Tivoli; e mentre era stata altre volte sontuosissima e splendidamente abitata, lasciata ora quasi nell'abbandono e dimora soltanto d'un vecchio domestico, aveva precisamente subìto una di codeste trasformazioni. Anticamente i principi d'Ostellio che n'erano padroni, vi conducevano la splendida vita delle villeggiature romane e vi tenevano, come suol dirsi, casa aperta; ma ora da due generazioni avevano smesso d'andarvi. Il penultimo proprietario aveva sempre vissuto fuori d'Italia, scorrendo l'Europa per missioni diplomatiche ed era morto lontano e dimentico affatto della sua villa, che gi

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