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Aggiornato: 22 giugno 2025


Il suo pane se l'era guadagnato lei fin da bambina; non doveva niente a nessuno; ai suoi parenti di Melegnano che l'avevano mandata via perchè non avevano da mantenerla, a questi di Milano, che l'avevano fatta lavorare, sfruttandola come una serva. Non doveva render conto di a nessuno al mondo. A tutto il resto, all'avvenire, non pensava.

El corpo l'era uno mezzo che non lassava perfectamente cognoscere la veritá; potevano vedermi a faccia a faccia, perché 'l corpo non lassava. Ma, poi che l'anima ha lassato el peso del corpo, la volontá sua è piena, perché desiderando di vedere me ella mi vede: nella quale visione sta la vostra beatitudine.

Da quel giorno gli scherzi in proposito fioccarono: egli l'era sempre tra' i piedi, vicino la fontana, nel gran viale del bosco, nella casa dov'essa abitava, quando ci poteva andare ora con una scusa ora con un'altra. E quella benedetta gamba faceva sempre le spese della conversazione.

Bambina l'udì uscire. Erano le otto del mattino, Ella non aveva dormito un sol minuto in tutta la notte. Aveva pianto molto; virilmente riflettuto. La sua risoluzione era presa. La situazione, d'altronde, non ammetteva ritardi. Non aveva nulla a sperare. Se avesse avuto un carattere meno ben temprato, l'era perduta.

I primi passi erano fatti: la riputazione se l'era acquistata, aveva la casa, aveva un bel podere, una cinquantina di lirette al mese ricavava dalle lezioni, due tarì al giorno dalla messa; oltre gl'incerti, come essere nozze, accompagnamento di morti, vespri e via discorrendo, senza contare il ben di Dio che gli mandavan gli amici, i galletti delle penitenti, i dolci del monastero.

Le tornò alla mente il ricordo d'un'altra violenza patita, e quell'altra violenza le parve meno ignobile di questa che l'era minacciata: men vile le parve il giovinetto lontano, cagione d'ogni sua sventura, men vile dell'amico rivelantesi d'improvviso tanto diverso dal solito.

Ora l'incubo tremendo l'era levato di dosso... Non era Eugenio, era Girolamo... E il professor Sali riferiva a Diana ciò ch'egli aveva raccolto sul triste avvenimento. Arrivati alle sette i lavoranti, egli s'era ritirato nella retrobottega a scrivere una lettera a suo fratello Eugenio che poi aveva consegnata al ragazzo con l'incarico di recapitarla.

Per più d'un'ora, senza parlare, senza neppure guardarla, se l'era tenuta a fianco, stretta, avvinghiandola quasi, rinserrando la stretta a ogni scossone del treno. Ora le parlava sottovoce, rapidamente, quasi all'orecchio. Ascolta... Napoli non la so, non ci sono mai stata. Dicono ch'è una citt

La confessione del suo fallo non l'era mai stata così grave. Non dinanzi al sacerdote, avvezzo a quetar gli scrupoli della sua coscienza, non dinanzi alla madre, la cui leggerezza colpevole aveva avuto tanta parte nella sua caduta.

Diana si pentì dell'eresia che l'era scappata di bocca, e voltandosi verso l'uscio della camera dove la bambina giaceva, tra i fiori, sul suo letticciuolo: Che dico mai? esclamò. Tu non sei morta, il mio caro tesoro... Tu vivi qui dentro... Si portò la mano al cuore che si spezzava, e balbettò: Egli, egli è morto.

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