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In quella cosa io non ho occhi, la mia bocca smorfia di traverso, non si distingue il mio naso dalle mie orecchie.... non importa! il venditore della mia laidissima figura giura che l'è proprio la mia. Corbezzoli! che volete voi dunque per un ritratto gratuito, alla fine? grida mia moglie.

E cosa l'è il fiore, nel monile, nell'addobbo di una donna? L'è il sogno che non si realizzer

"Io credo sia meglio che V. S. venga in palazzo per intendersi con l'E. S.". Un torcer di bocca del bravo artista fu chiaro indizio che la proposta gli andava poco a sangue, ma come si può vivere in Roma senza dipendere dai preti?

Debbe esser, certo, a la fenestra Lúcia, ché fa lo squartator; Vo' fare anch'io l'amore. È quella? Sta'. Non è? È pur dessa. Dico non è, potta de la fortuna! ch'è, credo, una pignata. Oh! co! co! co! Io so che l'è col manico.

Ahi! non cura le gioie ed i martiri Di quest'epoca folle ed ammalata, Ed ignora la causa dei sospiri. E resta calma e pensierosa, e guata Tra le piccole feste e il triste amore, Nel trionfo paranco trasognata. Della sua vita e morte anterïore Un vestigio sul viso l'è rimasto; Vi si scorge il ricordo che non muore Dei sogni ardenti e del suo sonno casto.

Unde alcuna volta Io lo' presto el tempo. O Io li mecto nel cuore de' servi miei per continua orazione, per le quali orazioni escono della colpa e delle miserie loro. Alcuna volta, non ricevendo el tempo l'orazioni per disposizione di grazia, a questi cotali l'è remunerato in cose temporali, facendo di loro come de l'animale che s'ingrassa per menarlo al macello.

Ma, perché essi l'hanno usata con la tenebre de l'amore proprio, unde l'è proceduto ogni difecto, non l'hanno cognosciuta in veritá; e però l'è reputato a grande presumpzione, quanto che ne l'affecto loro, la dolcezza della misericordia.

E leviamoci di questa strada presto, acciò non c'intopassimo in lui: ch'io non vo' che sappia ch'io sia in Roma insino a tanto ch'io non l'ho in luogo ove che non mi possa fuggire. RITA. Voltate di qua, se vi piace, ché l'è piú corta. MALFATTO servo, CECA serva.

La lettera del R. Delegato di Lunigiana, E. Sabatini, al Ministro Guerrazzi è questa: «Informai nel decorso giorno (7 novembre '48) l'E. V. che una parte del corpo franco Garibaldi erasi, lasciata Genova, raccolta in questa citt

, hai ragione.... Non darmi ascolto, sai. L'è un resto di quella mia paturna d'una volta.... Tutto andr