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Aggiornato: 6 giugno 2025
Garibaldi da Villa Ponti, donde aveva osservato le vicende della pugna, visto che il nemico si ritirava, ordinò che s'inseguisse e scendendo di galoppo sulla strada, si pose egli stesso a capo dell'inseguimento. Il generale Urban era intanto arrivato a San Salvatore, dove aveva lasciato la sua riserva, e, saputo del rovescio toccato ai suoi, si apparecchiava a sua volta a sostenere l'assalto.
Dileguarono innanzi all'accortezza di Girani gli ostacoli che poteano nascere in questa impresa, e posero fra loro che allorchè il Generale farebbe volare dalle sue truppe al cielo un foco artifiziato, Marcellina moverebbe a suono le campane del tempio, affinchè dall'opposta valle volasse novella che si operava l'assalto.
E' si credeva certo di vittoria, perciocchè statura gigantesca aveva e membra robuste a petto di Astolfo, piccino anzi che no, e segaligno. Il sire di Marigliano resta un istante titubante alla sfida. Ma poscia, arrovetando la faccia, per solito pallida, accetta, e senza pigliare indugi si cava il giubettino, e si colloca in positura di aspettare l'assalto del nemico.
Questo paese era difeso da 4000 uomini e 6 pezzi di cannone. L'ardimentoso figlio di Garibaldi tentò l'assalto, il giorno 6 di gennaio. Sul più bello dell'impresa egli però si vide accerchiato dai Prussiani che in forza di 2000 uomini avevano intanto marciato sopra a Semour.
"Messere! dov'è Ildebrandino?" gridava egli per farci abbandonare l'assalto: "L'ho difeso quanto ho potuto! ho difeso madonna! ma il castello d'Ildebrandino è in mano dei nemici!" Oberto e lo zio furono lì lì per rovesciarlo d'arcioni. E quegli seguitava: Ma dite! Il capitano è morto? Pensiamo ai vivi rispose irosamente Oberto. Lamentò Ildebrandino: Che si è fatto da Aginaldo? Da Gisalberto?
Disse essere suo convincimento che l'assalto notturno alla breccia, con truppe stanche, orbate dei loro migliori ufficiali, sarebbe inevitabilmente fallito e che ormai la sola provvida e urgente risoluzione da prendersi era quella di riparare dietro una nuova linea, che egli aveva gi
Così diceva, e con l'eburnea mano Asciuga i lumi nubilosi e mesti; Cui rispose Ebrain: non credi in vano, Di creder ciò mille argomenti avesti; Pur dirne un grande io vuò: dianzi Ottomano Chiamommi in sul vestir gli acciar funesti, E disse: io muovo in su l'assalto estremo Contra AMEDEO, nè de la morte io temo.
L'assalto del Ponte Milvio per altro non merita andare rammentato, che per un gesto degno dell'antica storia, e veramente dei così fatti se ne incontra nella greca, come nella romana, ed eziandio nella nostra italica del decimoquinto secolo; se nonchè temo forte, che ogni popolo abbia voluto vantare il suo di simile natura copiandolo da un altro, il quale forse non sar
Se per nulla virtù nel mondo errante Fosse quel Duce a gli occhi miei non noto, Per ch'io ben lo gradissi, era bastante L'affermarsi da te, ch'è tuo devoto. Ne l'assalto mortal fermi le piante, Che 'l tuo giusto desir non andr
Durava da un'ora l'assalto; ma quantunque i Baroni pugliesi tenessero il fermo con ammirabile costanza, si vedeva chiaro che non potevano durare più a lungo: quando all'improvviso i colpi nemici cominciarono a farsi più rari, poi a cessare del tutto; anzi sentirono che si sbandavano alla dirotta, e dopo alcuni istanti con incredibile gioia suonare da per tutto: «Viva Manfredi!»
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