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Aggiornato: 3 giugno 2025
In quel giorno i sovrani entravano nella capitale Lombarda; e Garibaldi era chiamato in Milano da Vittorio Emanuele. Le accoglienze fatte al comandante dei cacciatori delle Alpi furono degne del grande animo del Re, e caldi gli elogi a lui ed ai suoi compagni. Intanto il generale Urban fin dal giorno 7 si era accampato sull'Adda, nei dintorni di Vaprio e vi si era trincerato.
Garibaldi da Villa Ponti, donde aveva osservato le vicende della pugna, visto che il nemico si ritirava, ordinò che s'inseguisse e scendendo di galoppo sulla strada, si pose egli stesso a capo dell'inseguimento. Il generale Urban era intanto arrivato a San Salvatore, dove aveva lasciato la sua riserva, e, saputo del rovescio toccato ai suoi, si apparecchiava a sua volta a sostenere l'assalto.
Giunto a Rezzatto e non avendo notizia della divisione di cavalleria che doveva seguire, fermò la colonna e mandò al Re, a mezzo del tenente Trecchi, un rapporto scritto col quale informava che, quantunque avesse sul fianco destro la divisione Urban pure egli procedeva avanti per eseguire gli ordini ricevuti.
Così Vittorio Emanuele fu nominato Caporale dei Zuavi, come altra volta Napoleone Bonaparte era inalzato allo stesso grado a Montenotte. In seguito a questi avvenimenti il generalissimo austriaco, sicuro che ormai l'aspettava una grossa battaglia sul Ticino, aveva pensato a rafforzarsi, e s'era affrettato a richiamare la divisione Urban da Varese, dandole per obiettivo Turbigo.
Ma era difatti la giornata del 31 al tramonto, che Urban compariva con due colonne da Tradate e da Gallarate sulle alture di Giubiano e di San Pedrino dominanti Varese, e vi si accampava militarmente. Conduceva dodicimila uomini e diciotto pezzi d'artiglieria; sbuffava fuoco e fiamme, annunziava alla citt
Intanto la colonna austriaca partita da Oleggio, il cui antiguardo fu visto spuntare ad Olgiate la sera del 23, era in marcia su Varese, forte di quattromila uomini con due batterie e due squadroni, comandata dal tenente maresciallo Urban. Varese giace in una conca di colline alcuna delle quali vestite di macchie e di boscaglie che formano il suo baluardo.
Il generale Urban marciava minaccioso e ringagliardito su Varese; sicchè Garibaldi dovette prudentemente mutar pensiero, e risalire la via di Valcuvia, dove poteva, protetto dai monti, attendere gli eventi.
Dei quattromila uomini che il generale Urban traeva seco, una parte, l'aveva lasciata in riserva a San Salvatore forte posizione tra Binago e Malnate; un altro battaglione di granatieri lo aveva inviato per Casanuova e Cozzone ad eseguire quel movimento aggirante sulla strada d'Induno che Garibaldi aveva preveduto; e cogli altri duemilacinquecento fanti circa, la cavalleria, e quattro pezzi veniva ad assalire direttamente Varese.
Chi nel giorno 13 giugno avesse potuto guardare a volo d'uccello sulla terra Lombarda vi avrebbe scorto: l'imperatore Napoleone colla sua guardia imperiale a Gorgonzola, il re Vittorio Emanuele a Vimercate in mossa per Palazzolo, la più avanzata sinistra degli scaglioni francesi a Treviglio sulla sinistra dell'Adda, il più avanzato scaglione piemontese a Romano sulla sinistra del Serio, lo scaglione austriaco più vicino, divisione Urban, a Pontoglio e Garibaldi marciare coi suoi cacciatori da Palazzolo a Brescia; marcia pericolosa perchè fatta su strada parallela a quella del nemico, quattro volte più forte, e minacciante sul fianco. Ma il generale destreggiandosi con grande avvedutezza, facendo uso delle poche guide, comparendo or qu
Intanto il generale Rupprecht, che colla sua brigata formava l'avanguardia della divisione Urban dal Mella al Chiese, mandava ricognizioni sulla strada tra Rezzato, Tre Ponti e Bettola-Ciliverghe, mentre si portava col grosso a Castenedolo.
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