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Aggiornato: 16 giugno 2025


Io, Paolo Herz, sul mio onore e sulla mia coscienza, giuro di amare di ardente amore la signora Chérie... Da quando? Da un'ora e sette minuti, lo giuro, con l'aiuto dell'orologio. Scrivi ciò ella disse, levandosi, portandolo presso un grande tavolino di legno scolpito, dove era un immenso calamaio dell'Impero.

Ogni tanto, nei giorni lunghi e agitati, eppure monotoni e tetri dell'abbandono, Paolo Herz si metteva a calcolare mentalmente per quanto tempo Luisa Cima lo avesse amato. Nella realt

Paolo Herz è libero. Egli ha perduto sua madre, essendo ancora giovanissimo: un orfanello di sedici anni. Dopo nove anni, avendone Paolo venticinque, gli è morto il padre. Da undici anni, quindi, egli è solo, nella vita: ha lontani parenti, che poco conosce e non vede mai; ha qualche amico buono, ma l'amicizia loro non è profonda, esclusiva. Egli ha amato più sua madre che suo padre, mentre è stato amato moltissimo da ambedue, come figliuolo unico. La morte di sua madre, sparita assai giovane e bella, ha colpito l'adolescenza di Paolo, di un dolor folle, con lunghe crisi nervose e intervalli paurosi di stupefazione, in cui è parso naufragasse la sua salute e, forse, la sua ragione: suo padre ha dovuto condurlo a fare un lunghissimo viaggio, di due anni, nei paesi più lontani: ma il figliuolo, calmato l'impeto angoscioso, ha conservato un rimpianto inconsolabile, la nostalgia di quel fido seno materno su cui appoggiava così volentieri il capo. A Paolo Herz è restato, dall'adorazione per sua madre, una invincibile inclinazione a tutte le delicatezze muliebri, un bisogno di tenerezza quasi morboso, un desiderio di blande e innocenti carezze, una necessit

In alto, in alto era messa Luisa, nel suo spirito e nessuna mano poteva tentare di abbatterne la figura, di toglierle quel unico posto. Nessuna mano! E, superbamente, egli credette che giammai prima, giammai più, nel mondo, una donna era stata amata, potesse essere amata, come Luisa Cima da Paolo Herz.

E scema ella completò, fra l'ironia e la tristezza. ... io sono un essere malato... cattivo... laido... egli continuò, con voce sdegnata, quasi parlasse a se stesso e non rispondesse più a lei. Chérie non rispose. Di nuovo la sua mano si arrestò sui capelli di Paolo Herz, con una carezza fugace. Lo sentì trasalire, allontanandosi.

Vi è stato un medico malinconico che pretende essere ammalato il mio cuore. Il vostro cuore, Chérie? e un po' di sorpresa gli si dipinse sul volto. Supponete che io non abbia cuore Herz? Quando vi voglio tanto bene e la disinvoltura era velata da una espressione sincera. Anche io ve ne voglio moltissimo; ma ciò non prova nulla. Nulla. Come può essere ammalato, il vostro cuore?

Ma dietro questo tutto delirava lo spirito di Paolo Herz, nell'abbandono e il suo corpo soffriva, come se fosse crocefisso. Giacchè ella lo aveva lasciato. Così. Non aveva voluto più saperne di lui. Aveva finto per poco tempo, verso la fine. Era crudele, Luisa: ma molto logica, nella sua crudelt

Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima et

Rideva? , rideva ripetette l'amico. Alla sera, come l'ora avanzava, solo, desolato, disperato, Paolo Herz andò alla casa di Luisa Cima affrontando tutti i rischi di questa visita in un'ora insolita. Per fortuna, ella era sola, leggeva, bevendo una tazza di the. Il suo viso era sereno, avevano traccie di lacrime i suoi occhi: gi

, su quei tedeschi che non ho mai conosciuti, su quegli Herz che non erano neppure dei filosofi. Ma che ti hanno lasciata una bella fortuna, Paolo. Essa è vostra, Chérie. No, no, non mi parlar di denaro, mi secchi e impallidì, preoccupatissima. Se vai in collera, sono pronto a dichiararmi un pezzente. Voi siete amata da un gentiluomo povero, Chérie, poverissimo. Giura che mi ami!

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