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Aggiornato: 10 giugno 2025


Così andava la casa dei Guerri, poichè l'aveva colpita la sventura di un alto disinganno. E lei, la figliuola prediletta, l'angelo della famiglia, per cui tutti vivevano, su cui tutti avevano gli occhi, era calma negli atti, serena nell'aspetto, e niente tradiva l'interna pena di quella giovane esistenza. Pareva una di quelle soavi creature dei primi secoli cristiani, che santificavano la casa, non potendola più rallegrare, e gi

La fanciulla dei Guerri aperse l'uscio di una stanza bene illuminata da due finestre alte, e dove, oltre la paglia sparsa sul pavimento, si vedevano lungo la parete alcune casette di legno. Richiuda, la prego; diss'ella a Gino, che l'aveva seguita. Le mie bestiuole mi vogliono bene, ma sarebbero anche capaci di antepormi la libert

Ma non aspettò che finisse il pranzo, per giudicarlo eccellente; che questo gli sarebbe parso magnifico, anche senza tanto contrasto di condizioni e chiaroscuro di circostanze, per cui dalla triste via dell'esilio tra i monti era capitato davanti alla scodella di minestra fuligginosa del mugnaio, e finalmente alla tavola ospitale dei Guerri. Per i quali tutti egli ebbe parole di somma cortesia. Educato com'era, esperto di tutte le delicatezze del conversare, Gino Malatesti innalzò quel giorno tutte le sue piccole qualit

Il povero prevosto aveva un aspetto compassionevole, quando giunse co' suoi drappelloni nuovi, e con le sue cognizioni anche più nuove, alle Vaie. Lo aspettavano tutti con ansia, e primo fra tutti il signor Francesco Guerri, a cui raccontò per filo e per segno quanto aveva udito dal conte Malatesti.

Ma era donna, e pensò che un suo atto di timidezza, di ritrosìa, sarebbe stato un guaio per sua nipote Fiordispina. Quando egli giunse davanti alla fanciulla dei Guerri, fu per lui una violentissima stretta di cuore. Baciò, ribaciò quella mano delicata, che tremò sotto le sue labbra; poi, non reggendo più allo spasimo, diede in uno scoppio di pianto, ed uscì a precipizio dalla sala.

Un'altra occhiata andò in giro, e si fermò sul volto di Fiordispina. Era forse l'occhiata consuetudinaria dell'impiegato di polizia, che deve aver l'aria di scrutar gli animi e i cuori. Ma la fanciulla dei Guerri n'ebbe un senso di freddo, e stette più salda che mai.

In que' giorni la fanciulla dei Guerri era gi

Va, soggiunse allora, sospingendo il burchiello, va nel nome d'Italia, che Fiordispina Guerri t'ha imposto, e conduci le sue fortune all'altra riva, alla meta sospirata dei nostri cuori. La scena, piccola com'era, aveva una grandezza semplice, una solennit

Veduto il quadro senza fermarcisi troppo, era naturale che stessero a chiacchiera. L'argomento non poteva fornirlo che la vita di quei monti, o la famiglia dei Guerri, tutt'e due le cose insieme. Si parlò adunque del signor Francesco, del fratel suo Orlando e del figliuolo Aminta, bravissima gente, che il prevosto delle Vaie amava come se fossero sangue del suo sangue e carne della sua carne.

I Guerri si chiamano così, nel nostro paese, tanto son ricchi. Tutto ciò ch'Ella vede dal monte Cimone all'alpe di San Pellegrino appartiene ai Guerri. Ah, capisco; disse Gino. Perciò li chiamate i re della montagna. E come mai il figlio del re, senza che io abbia avuto l'onore di essergli presentato, si degna di mandarmi una mula e una guida per Querciola?

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