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Aggiornato: 17 giugno 2025


Ma non ti pare che sarebbe tempo che Graziella guadagnasse qualche cosa? diceva Giovanni alla moglie. Lascia che si diverta, è ancora una bimba, rispondeva Anna; però, un giorno si decise di metterla da una sarta, affinchè imparasse il mestiere; ma ciò non valse ad altro che a darle un pretesto per stare di più fuori di casa, e per diventare più vanerella.

Anna se la prese con Carmela, dicendo che le aveva guastato il marito, che non le voleva in casa perchè Graziella era più bella di lei; e mentre s'avventava contro la figliuola per batterla, entrò Giovanni, che, rivoltosi alla moglie, disse: Voi non siete degna di respirare l'aria che respira quest'angelo; voi mi avete abbandonato, essa mi ha assistito e m'ha salvato.

Non è per me, è per Graziella, disse Anna, sarebbe peccato che la sua faccia rimanesse butterata; non posso permettere che rimanga qui a questo pericolo. Andate, disse Carmela, resterò io che sono brutta.

La prima sera si fe' alto a Sala. Aveva piovuto quasi tutta la giornata. Si era in marzo. Il cielo carreggiava dei grossi nuvoloni grigi, neri, bianchi, che voltolavano come le onde del mare sotto il soffio di un freddo rovato. La strada era malinconica, senza orizzonte, eccetto la catena degli Apennini, l'Alpi, il monte Sireno vicino Lagonegro, che ammantellato interamente di neve, sembrava nondimanco come a scorruccio. Se il cappuccino non avesse intonato di tempo in tempo un Dominus vobiscum! con una bella voce di basso, se il cocchiere non avesse di tempo in tempo zufolato e canticchiato una strofa della canzone Graziella, nulla avrebbe sgrinzita la seriet

Chi l'ha visto più? E... Fortunata? Chi ne sa più nulla? L'impiegatuccio, dopo aver accesa la sigaretta con un fiammifero della scatola di Graziella, se ne andò, lentamente, tutto pensoso. Ma la stiratrice gli aveva mentito per compassione. Pochi giorni prima, a Santa Lucia, ella aveva adocchiata Fortunata, con un bambinello. La fiorista vestiva di nero.

Basta, basta, disse Carmela, non voglio che pensiamo a malinconie, dobbiamo stare allegri. Graziella disse alla mamma: È vero! Carmela merita la sua fortuna; Gennaro ha ragione, è sempre stata buona anche quando io era cattiva; ma ora che ho provato che cosa è soffrire, ho più compassione per gli infelici. Carmela la fece star zitta dandole un bel bacio.

Dunque, le faccio venire? Fa pure, sei tu la padrona. E Carmela corse, anzi volò alla sua vecchia casa, entrò come un razzo, e disse: Mamma? Graziella? venite, venite, il babbo vi perdona. Graziella la guardava stupefatta, Anna era muta dalla sorpresa. Finalmente Graziella le gettò piangendo le braccia al collo, e le disse: Sei stata tu, non è vero, a far decidere il padre? Quanto sei buona!

Il corpo di Graziella era morbido, elegante, snello, e rovente. Vibrava graziosamente sotto le carezze, moltiplicando i suoi profumi di terra felice d'essere riconquistata. Era veramente il dono della Vittoria. Non avevo amore per Graziella, ma una frenesia di spirito e di nervi travolgente, tenerissima.

Però il giorno del matrimonio, disse al padre: Perchè io sia felice devi farmi un bel regalo. Tu sai che non sono ricco. Ma tu puoi fare quello che chiedo. Ebbene; che cosa vuoi? Prima, promettimi che lo farai. Sentiamo. Devi perdonare alla mamma e a Graziella. Non me ne parlare. Ti prego, babbo, se vedessi come hanno sofferto; non si riconoscono più: sii buono, fammi contenta.

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