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Aggiornato: 20 giugno 2025
Imperocchè in quella del principe Landolfo, più che la morte di un uomo, egli egualmente che tutti considerava la morte di una forte ed annosa dominazione. Ed una dominazione che passa senza fasto e senza rumore, è tutta una storia di delitti, di grandezze, di ardimenti che si perde nella tomba, così come la memoria del vassallo che per inedia morì.
Gallo combattè con il toro pezzato in maniera degna del suo glorioso avversario; lo mise a morte con due spade, poi venne a rendere la sua vittoria nelle mani dell’impassibile Bombita. Davanti a queste grandezze un po’ coreografiche, la folla proruppe in tumultuose ovazioni.
TRINCA. Essendosi informato del capitano, ha ritrovato tutto il contrario di quanto gli hai detto; e se avesse fatto il matrimonio sotto la tua parola, arebbe annegata la figlia. Hai torto ingannarlo cosí. GULONE. Come egli ha ingannato me, cosí ho ingannato lui. TRINCA. Non sai tu ch'egli sostiene quelle sue grandezze con l'ombra delle bugie e con falsa fama?
Rammentava una parentela numerosissima. Una serie di fratelli, di sorelle, tutti sposati a gente ricca e titolata; zii e cugini che avevano palazzi e servitù numerosa, e carrozze e cavalli. Aveva la manìa delle grandezze. Di tutti quei personaggi, se pure esistevano, non si vedeva mai l'ombra. O erano morti, o non pensavano punto a quella povera mummia.
Alle venture generazioni noi lasceremo dunque la cura di lavare quella culla delle maggiori grandezze del mondo da tanto nero sudiciume! E noi vanitosi impotenti! passeremo... avendo dato al mondo lo spettacolo miserabile di venticinque milioni d'esseri incapaci di scuotere il tarlato catafalco d'un vecchio indecente e di colpe macchiato e moribondo!
Io m'inchino davanti alla grande metropoli del mondo, davanti..... alla grandissima meretrice! Panteon delle maggiori grandezze umane, ed oggi fatta lupanare d'ogni schiuma di ribaldi dell'universo. E tale doveva esser la sorte dell'orbe! Calpestando sotto i suoi piedi d'acciaio le nazioni, e dalle nazioni precipitata all'ultimo grado della scala umana.
MANGONE. Ed io vo' al molo a trovare il raguseo. PIRINO. Comporterai, o Forca, che tu e io siamo scherniti e vilipesi da un furfante ruffianello? Diménati, risvégliati, dimostra che sei vivo e non dormi: ove è l'ingegno, ove sono le tue grandezze, ove i tuoi gran fatti che fur tutti prigionieri delle tue astuzie?
E quando, a fianco delle nostre grandezze, vediamo i segni di un modesto costume che ha trionfato dei secoli, non ci lagniamo di quel modesto costume; è grandezza anche quella, e si chiama costanza. Una notte dell'anno scorso, avevo fatto tardi per le strade di Roma. Tornavo a passi lenti verso casa, in compagnia d'un amico, che doveva fare il medesimo tratto di strada, ma per andare più oltre.
Si noti che Mosè, il quale passò tutta la sua gioventù in mezzo alle grandezze e al lusso della Corte egiziana, non avrebbe certo potuto dichiararsi soddisfatto d’un lavoro dozzinale e grossolano.
Fatto sta, che trovandosi impacciati in mezzo a quelle etichette, e fuor di luogo, come in troppo rarefatta atmosfera, s'erano messi in disparte, ciarlando sotto voce di tutto quel che vedevano, intanto che venisse il buon punto d'imboccar la porta inosservati. E bisogna dir che ne sapessero abbastanza di tutte quelle grandezze, comechè non morisse loro la lingua in bocca.
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