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Aggiornato: 5 giugno 2025
Grazie, cognatina. Ah, non mi chiami così. Suocero e cognato son due parole che non dovrebbero esistere se non per gli avvocati e le liti. Debbo dire? Nicoletta, semplicemente. Non le piace il mio nome? RAIMONDO siede sul divano. Anzi, graziosissimo! GIULIETTA attraversa la sala da pranzo, e passando pel terrazzo entra nel salotto. Reca il vassoio del caffè, che posa sulla piccola tavola a destra.
Piero, Raimondo, poi Giulietta. Viene dalla sala da pranzo, affrettato. Sei qui, Raimondo? Sforzandosi di apparire ilare e disinvolto. Son qui. Ti batti? Mi batto! E poi? Che gran guaio? C'è di che mettersi in ansia? Col Pucci?... Poi subito, e nella domanda è, sebbene dissimulato, il tono di chi indaga. Perchè? Chi ti diede la notizia ti avr
Allora i parenti cedettero perchè non siamo più ai tempi dei Capuleti e Montechi; essendo soppressi i conventi, Giulietta non trova più il frate Lorenzo che le somministri il sonnifero, e i buoni genitori volendo vedere l'unica figlia felice, lasciano che sposi il suo Romeo, anche se questi non è che un povero maestro rurale.
GIULIETTA si avvia verso la porta di sinistra, mentre ne esce FULVIA.. GIULIETTA la lascia passare, poi entra a sinistra. FULVIA. è in abito da mattina primaverile. Oh, Raimondo, siete qui, così di buon'ora? Seccato, s'inchina appena. È un secolo, sono due secoli che non vi si vede. Neppure qui. Che diavolo fate? Con tono secco, ma educato. I due secoli si riducono, credo, a due settimane.
La contessa Lavinia è bionda; non come Giulietta o come Ofelia, ma come una marchesa dei proverbi di De Musset, di quel biondo capriccioso, a giorni rossiccio, a giorni quasi castano. È carina, è buona, è amorosa; e quando voi desiderate una cosa, se la contessa Lavinia non la vuole, essa, per non disgustarvi, non vi dir
I liceisti e i forestieri delle provincie assistevano, in piazza del Duomo, al concerto quotidiano della banda che suonava sotto il palazzo del vicerè. Vaccai, l'autore della Giulietta e Romeo e d'altre opere teatrali, presiedeva alla direzione del Conservatorio. Donizetti era maestro di Corte a Vienna, e scriveva, per quel teatro italiano, la Linda e la Maria di Rohan.
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