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Aggiornato: 14 giugno 2025
Verso mezzanotte andai a un veglione, in un teatro di mezzana grandezza, sul Coso, a poca distanza dalla piazza della Costituzione. Le maschere eran poche e meschinuccie; ma v'era per compenso una folla fittissima, della quale un buon terzo ballavano furiosamente. Fuor che dalla lingua, non mi sarei accorto di assistere ad un veglione d'un teatro di Spagna, piuttosto che a un veglione d'un teatro d'Italia; mi pareva di veder persino le stesse faccie. Poi il solito tramenío, la solita licenza di parole e di mosse, il solito degenerare dal ballo in una ridda clamorosa e sfrenata. Delle cento coppie di ballerini che mi passarono dinanzi, una sola mi rimase impressa nella memoria: un giovanotto d'una ventina d'anni, alto, snello, bianco, con due grand'occhi neri; e una ragazza della stessa et
Dunque voi, giovanotto, ma sulla trentina, vorreste conoscere il vostro avvenire?
Di fumare non se ne parlava, essendo uggioso alla padrona il fumo del tabacco di seconda. Tra gli habituè si contava il giovanotto ben inquartato Sig. Brichetti Galeno istitore, e vice farmacista di quel paese, in sussidio del Titolare sempre infermo.
Non vedeva più che Nora, la sua Nori; Nora che lo amava e che lo avrebbe salvato. La signora Schönfeld, dove sta? domandò Pietro Laner alla portinaia del numero 27. Scala grande, terzo piano, l'uscio a sinistra. Il giovanotto salì lentamente, cacciando fuori il capo, per guardare nel vano il giro ampio della ringhiera e ripetendo fra sè: terzo piano, scala grande, l'uscio a sinistra.
Quell'uomo è contento. Lo volete contentissimo? Supponete ch'egli sia un giovanotto, il quale non pensi di correre dietro alla signora infuriata, nella veste da camera, colle ciabatte senza tacco, col naso rosso e i capegli impastati sulla fronte (marchesa, mi perdoni!): supponete che salga gli ottanta gradini della scala, fra la parata dei lenzuoli, e giunga alla sua cameretta. Questa è piccolina, col bel letto di ferro, gaia, colle persiane rinfrescate da riflessi verdi chiarissimi, col calamaio secco e la penna rugginosa.... Bene! Scriviamo agli amici, poco, pochissimo, quello che si potr
Il primo per epoca era un giovanotto, un po' parente, un po' amico della famiglia di Flavia, di condizione uguale per ricchezza e per nobilt
Appena dentro dalle porte il giovanotto discese in fretta dall'omnibus. Non voleva farsi vedere allo stallatico in compagnia dei villani. Una volta ci si fermava e faceva gazzarra con loro; ma adesso, con una duchessina nel cuore, era diventato aristocratico.
Improvvisamente, nel vicolo, una finestretta si schiuse, senza rumore; poi si schiuse una porta. Una donna sporse la testa, venne fuori, coi piedi nudi nelle pantoffole usate, con una leggera sottana bianca, con aperta la camicia sul petto, libero dal busto. Un giovanotto apparve, tutto cauto, sbucando all'angolo, accosto alla cantina.
Arunto Fleno Non tanta foga, giovanotto mio! Sulla porta di quel castello è scritto: Abbasso gli uomini! Piuttosto, io ti consiglierei di aspettare qui. Spesso dal loro nido vengono fuori, e volano, volano, girovagando tra i ruscelli, gli alberi, i fiori, e spesso qui si fermano riempiendo l’aria dei lor lai melodiosi. Arunto Benissimo! Benissimo! Fleno Non tanta foga, giovanotto mio!
Il Folengo pareva ringiovanito per la confidenza con cui lo trattava il principe Santanera, e aveva data quella festicciuola ai bambini dei villeggianti pel solo gusto di mostrare il principe in casa propria.... A me, personalmente, quel giovanotto era antipatico.
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