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Aggiornato: 11 giugno 2025


La principessa, un ginocchio appoggiato ad una poltrona, i gomiti su la tavola, gli occhi affissati nel gioielliere, aspettava, nella massima trepidanza, ch'egli parlasse.

Saranno le mie donne, disse il notaio. Vedrai, vedrai anche la mia Elisa che hai lasciata colle vesti al ginocchio, come si è fatta grande e donna. Enrico arrossì. Il nome di Elisa gli aveva dato un tuffo nel sangue. Erano infatti la signora Eugenia Martelli e la Elisa che tornavano dalla messa.

Entrando nella cappella la mia guida capì, anche troppo presto, di avere con un eretico, e il santo economo si gettò in ginocchio con un profondo sospiro, nel quale credetti distinguere il timore per il mio destino dopo morte e la sua bene intenzionata preghiera per la salvezza della povera anima mia.

Allora egli le si era messo in ginocchio dinanzi, asciugandosi gli occhi con la sua veste, un lembo della quale portava di tratto in tratto alle labbra. Perdonami!... Ti ho fatto male?... Ma il vedere quel ritratto.... l'imagine della Costanza di un altro.... Ora è finito, guarda; è proprio finito. Allora, dammi quel ritratto. Ah, no!

Ella correva; aperse l'uscio precipitosamente e cadde in ginocchio dinanzi alla vecchia seduta, secondo il solito, nella larga poltrona di paglia coi bracciuoli imbottiti e ricoperti di una vecchia stoffa unta. Era diventata cieca del tutto.

Era una grande figura d'uomo colle gambe nascoste entro immensi stivali che salivano sino al ginocchio, un ampio soprabito a lungo pelo che dissimulava le forme del corpo; ed uno di quegli orribili passa-montagne di lana scura, che usano i viaggiatori di professione nei lunghi viaggi di notte, gli copriva intieramente il capo ed il volto. «I miei compagni di viaggio non ne fecero meraviglia.

Uno sprazzo di pallida luce illuminò d'improvviso un angolo della chiesa, e tosto svanì; una porta laterale si era aperta e rinchiusa. Un uomo era entrato, che non si fece il segno della croce, non piegò il ginocchio, ma si addossò alla parete e vi restò ritto come una statua.

Concettella scoppiò in un impeto di singhiozzi, e senza osare profferir verbo, fuggì. Gabriele si mise a ginocchio davanti a Filippo, e sclamò: Fratello, io ti ho insultato, io ti ho offeso: Vendicati! Filippo cavò il coltello dalla tasca e guardò intorno i galeotti dopo Gabriele. I politici si copersero il viso delle mani e picchiarono alla porta per sottrarsi alla vista di quell'assassinio.

Allora cadde in ginocchio, avanti a quel letto, col capo nascosto fra le coltri, singhiozzando senza versare una lacrima, gridando, convulso: Ah Chérie, perdonami, perdonami, io soffro tanto, io soffro, io soffro!

E puoi domandarlo? e non sapevo io il tuo dolore, e non conosceva i tuoi desiderj? altra volta io t'ho veduto in ginocchio, e t'ho udita scongiurare Iddio perchè ti liberasse dal Baglione. Oggi poi, chi m'aiutò ad aiutarti, mi disse le tue lagrime e la tua disperazione. Pensa dunque che colui non ti riavr

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