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Aggiornato: 1 giugno 2025
Vanardi, che il giorno prima erasi tutto occupato per Gina, presentando all'autorit
Le cose andarono al punto che, un giorno, dopo la cena, poi che i vecchi e i ragazzi furono andati a dormire, la Gina, con una voce che non pareva la sua, e cercando quasi di non incontrare il mio sguardo, mi disse: Bebbe, ho bisogno di parlarti.
Quest'anno l'ora era un po' tarda, ma la sua mamma l'avrebbe ricevuta. Attraversò le vie deserte del paese: conobbe la strada del camposanto; spinse il cancello, che cedette. Essa m'ha aperto, mormorò la Gina.
Su, su, Don Luigi vi vuol vedere. E, mettendo un dito sulle labbra coll'aria di un cospiratore, mi sussurrò all'orecchio: Sono gli orfanelli della povera Gina; non sanno che la sia morta; ci penser
Le pose una mano sulla spalla e con accento pieno d'intenzioni, e quasi direi di minaccia, disse lentamente: Gina! ora la ti va meglio; tranquillati... Ora ben riconosci chi son io. La misera, al tocco di quella mano, al suono di quella voce, s'era messa a tremare di tutte le sue membra.
L'omaccio l'aveva perseguitata altra volta e qui, quando stava con noi e a Sulzena dove si recava tutte le settimane. Egli aveva per lei una di quelle sue feroci concupiscenze che sapete per il caso della povera Gina. Il luogo era solitario. Quella bestiaccia si lanciò su lei, le attenagliò il braccio e le disse balbettando: Bella ragazza, lasciate ch'io vi faccia un bacio.
Il vicinato era accorso. Il signor Arturo era scomparso. Poverino, si prese in corpo sei leghe, e a queill'ora, per andare in cerca di suo padre. Allontanai tutti quanti. Gina, dopo un lungo sopore, aperse gli occhi e mi vide.
E con voce concitata, rauca, affannosa, cominciò: Voglio parlare! bisogna che parli! il mio segreto mi bruccia nella strozza! Mi ascolti pazientemente, signorino, e tu, Baccio, stammi a sentire anche tu. Si asciugò il sudore, tornò a sedere, si nascose la testa nelle mani, e continuò: La mia Gina a quindici anni era la più bella ragazza del paese, e la più buona.
Quando ci fu a due passi, diede in uno scroscio di pianto, e mettendo le mani sulle spalle della mia guida, non accorgendosi forse nemmeno di me: La muore, Baccio, la muore proprio! Oh! la mia povera Gina... la mia povera donna... così giovane... così.... Le lagrime lo soffocavano. Il campanaro era lì come impietrito. Poi disse: Ma se la stava meglio!
Quell'orrenda sciagura era caduta ad un tratto sul capo della povera Gina. Al venirle innanzi del marito, tremendo in vista e sanguinose le mani, un doloroso orrore l'aveva invasa, una di quelle inesprimibili strette di angoscioso raccapriccio che tutto sconvolgono un essere umano, e al cui urto sembra impossibile non si rompano le vene ed il cuore.
Parola Del Giorno
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