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Io, dunque, per andare a dipingere alla riva, passavo pel vicolo Giganti, guardando qua e l

Non si scorge Segni se non allorquando vi si è quasi giunti, perchè la strada corre sempre tortuosa entro una gola di rocce calcaree, di colore rossastro. I fianchi del monte sono frastagliati, coperti di massi, che si accavallano gli uni sopra gli altri, così da sembrare una grande muraglia edificata da giganti.

Nei primi di dicembre, in un sabato, il tempo era bello. Uscii, tornai al vicolo Giganti tutto pieno di centinaia di femmine che aspettavano l'estrazione dei numeri del lotto e ne discutevano a gran voce. Cercai Fortunata. Era in casa a lavorare all'uncinetto, accosto alla tavola, sulla quale si raffreddava la minestra in un piatto.

Poi caramente mi prese per mano e disse: «Pria che noi siam più avanti, acciò che ’l fatto men ti paia strano, sappi che non son torri, ma giganti, e son nel pozzo intorno da la ripa da l’umbilico in giuso tutti quanti». Come quando la nebbia si dissipa, lo sguardo a poco a poco raffigura ciò che cela ’l vapor che l’aere stipa,

Un'altra setta d'uomini arroganti, per comparir comete di dottrina e geni di quel secolo giganti di testa originale arcidivina, si posono a vagliar che per lo avanti i dotti erano cosa assai meschina, che i lor sistemi, i libri, i precettori erano nebbie, pregiudizi, errori.

Sta bene; vuol dire che un bel giorno ripasso e vi disegno... Quando? Al più presto possibile, bella bionda. Io non mi chiamo bella bionda. Mi chiamo Fortunata. Volete passare lunedì? Passerò lunedì. Al lunedì, di buon'ora, mi trovai al vicolo Giganti. Fortunata, ritta sulla soglia di casa sua, lavorava all'uncinetto, sorridendo. Mi aveva visto da lontano. Dunque? Siamo pronti? Entrate.

Lo ’mperador del doloroso regno da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia; e più con un gigante io mi convegno, che i giganti non fan con le sue braccia: vedi oggimai quant’ esser dee quel tutto ch’a così fatta parte si confaccia. S’el fu bel com’ elli è ora brutto, e contra ’l suo fattore alzò le ciglia, ben dee da lui procedere ogne lutto.

Così spesso lo si è paragonato a Prometeo incatenato, che questo quadro è oramai vecchio; esso sta tuttavia tanto bene a questo eroe in esilio, che era in condizione di spezzare le catene dell'Elba, sino a che la forza e la violenza non lo ribadirono in ceppi diamantini allo scoglio di S. Elena. Dopo, quali lotte da giganti!

Passa l’Iddia terribile, L’Iddia vermiglia de le barricate, Che, inerme ed indomabile, Per vie ruggenti e piazze disselciate, Al lampo degli incendii, Ebbra di sangue e polve e fumo e schianti, D’un avvilito popolo Fece ad un tratto un popol di giganti; E il quinto giorno un magico Grido innalzò di gioia e di vittoria:

Poi caramente mi prese per mano e disse: «Pria che noi siam più avanti, acciò che ’l fatto men ti paia strano, sappi che non son torri, ma giganti, e son nel pozzo intorno da la ripa da l’umbilico in giuso tutti quanti». Come quando la nebbia si dissipa, lo sguardo a poco a poco raffigura ciò che cela ’l vapor che l’aere stipa,