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Aggiornato: 11 giugno 2025
Questi confrati per altro, in virtù del riconoscimento della loro Unione da parte di tutti i Vicerè succedutisi dal 1679 alla fine del sec. XVIII, aveano obblighi e diritti che fanno pensare al altre corporazioni del tempo. Se prima pagavano onza una e tt. 18 di entrata e tarì 3 il mese, ora, nello scorcio del secolo, per le comuni strettezze ne pagavano 9 di entrata e tre carlini di contribuzione. Possedevano gioie, argento, coltre, stendardo, e ne facevano sfoggio negli accompagnamenti funebri. Ammalati, se non eran debitori verso la Compagnia, avean diritto alla assistenza sanitaria, a quella dei loro infermieri, ad un sussidio temporaneo. Per le vie non potevano associare altri cadaveri fuori di quelli dei loro confrati, sotto la pena fortissima di 30 onze di multa. Alle spese occorrenti per l’annuale oratorio in onore della protettrice S.a Cecilia potevano far fronte con gli introiti del Teatro di loro propriet
Si compierono i sacri funebri riti fra molto popolo salito al monte da ogni lato, affollatosi al tempio per rivederla e pregarle il riposo eternale.
Maurizio s'era preso il carico di tutti quei funebri uffizi. Non aveva lagrime; era come istupidito; pareva tranquillo. Anch'egli aveva vegliate le due notti nella camera ardente, a due passi dal generale, che restava l
La provvida abolizione, peraltro, non tolse l’uso dei trasporti funebri di poveri, di civili, di nobili. Il noto Segretario del Senato Teixejra nel 1793 parlava ancora di questue dell’opera Santa di S. Giuseppe ab Arimathea a beneficio dei defunti poveri⁴⁸⁰. ⁴⁸⁰ Teixejra, op. cit., cap.
Nel cielo mistico del vespro l’armonia solenne sembra ingrandire la potenza degli alberi funebri. Tutta la selva digradante si leva come una implorazione verso il presentimento della prima stella. Mortella. Una cosa sola vive, nella sera, una sola: quella tomba. Non è una pietra, è uno spirito. Non senti come ne tremano i cipressi, come ne tremano le lastre dove posiamo i piedi? Costanza.
Dalla via di San Paolino sboccano sopra la piazza del Castello Sant'Angiolo, altramente detto Mole Adriana. I riti funebri dei pagani furono aboliti da Cristo, e non pertanto i suoi sacerdoti continuano a svenare sopra cotesto sepolcro vittime di schiavi, che intendono riscattarsi dalla servitù. Un giorno la vittima sagrificher
A questo incanto Giova il saper che bella era e gentile La verginella ora caduta in grembo Alle funebri rose e giova il dire; "Questa che passa avea libata appena La gioia che fa bello ogni sorriso E soave ogni lagrima. Non una Ora bruna volò di triste augurio Intorno al capo giovanil che dorme Senza rughe e senz'ombre.
Null'altro rimaneva di quell'angelo passato sulla terra che una pomposa iscrizione di dodici righe. L'interno della chiesa era imponente. Le torce funebri l'illuminavano di una luce bianca e severa. Come al di fuori era tutta parata di nero e d'argento. In mezzo sorgeva il cataletto su cui era posata una ghirlanda di fiori. Il dolore del vecchio conte fu terribile e spaventevole.
Quei poveri rappresentanti della specie umana, nei primi tempi dell'epoca quaternaria, solevano vivere nelle caverne donde avevano cacciate le fiere; ma in alcune di esse, meno accessibili, o più lontane dai luoghi donde traevano il sostentamento, usavano compiere i riti funebri, dopo averci sepolti i loro trapassati.
A Bondione dal campanile vibravano le dodici; lente come rintocchi funebri.
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