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Quali sono gli altri abitatori attuali di questa casa? Un conciatore di pelli, un sarto che aggiusta e trasforma abiti frusti, un fruttajuolo ambulante, un beccamorti, un suonatore girovago, due o tre cialtroni oziosi, altrettante donne di vita problematica, e qualche vecchietta che fila o lavora di calze. A questa ciurmaglia appartengono dodici o quindici ragazzi d'ambo i sessi, creature mal nutrite, sucide, pezzenti, riottose, piene di audacia e di malizia. La maggior parte non vanno a scuola a bottega, ma birboneggiano il e la sera sulla Piazza Castello e nei dintorni. Uno di costoro, che ha appena nove anni, è il più tristo monello che si possa immaginare. Con una cassetta di zolfanelli sospesa al collo egli gira i caffè e le osterie, vendendo la sua mercanzia e domandando l'elemosina a chi gli pare di benevolo aspetto. Se l'occasione si presenta, egli trae leggermente un fazzoletto dalla tasca altrui. Non di rado si ferma con altri piccoli furfanti a trafficare il soldo al giuoco, e quasi sempre li spoglia dopo averli ingannati e battuti per giunta. Egli non rientra mai prima della mezzanotte, e guai a lui se non presenta a suo padre molti avanzi di sigari raccolti qua e l

ORGILLA. Ben fostú mézzo, sciocco! EPARO. Ben, madonna: che ti manca? ORGILLA. Non altro se non quello che hai tu e non ho io. EPARO. Non so che m'av'é che questi pagni frusti qui di nogona ed una capannuccia a ca' e l'asina di mia moiera. Egghi negotta ancora che sia per ti? ORGILLA. ben che c'è; quell'asina di tua mogliera. EPARO. non g'ho di quella a far negotta é, ché l'è del suoccio.

GULONE. Se mi lascio prendere da Mazzafrusto che mi frusti e ammazzi, e da Sgraffagnino che mi sgraffigni! a dio, a dio. TRINCA. Ascolta una parola... GULONE. Non ascolto parole. TRINCA.

Lui? « sclama Laidulfo sorpreso e resta un istante mutulo: poi soggiunge » Guaidalmira tu non ci andrai decisamente, no, non ci andrai. babbo « risponde la giovinetta ». Ed intanto cacciava di sotto il gamurino una soffoggiatella, ed imbandiva sulla tavola alcune croste di pasticcio, della carne arrosto ed altri frusti di desinare comprati alla trecca. Allora si udì picchiare all'uscio.

Più tardi le portarono pane nero, vino di agresto, e una broda nauseabonda ove galleggiavano frusti di carne grassa e di erbe. Si attentò ancora guardare in faccia i carcerieri. A quale razza di bestie spettassero costoro, chi lo può dire? Uno di essi rassomigliava al geroglifico egiziano, che presenta forma di uomo, e capo di sparviere; un altro pareva un pomodoro fradicio imbrattato di calcina, così lo aveva concio nella faccia l'erpete maligno inasprito dalla perpetua ubbriachezza: invece di occhi tu avresti detto che tenesse in fronte coccole di cipresso, tanto elli apparivano duri, e senza sguardo: gli orecchi poi erano un vero laberinto della piet