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Aggiornato: 28 settembre 2025


che' se l'antiveder qui non m'inganna, prima fien triste che le guance impeli colui che mo si consola con nanna. Deh, frate, or fa che piu` non mi ti celi! vedi che non pur io, ma questa gente tutta rimira la` dove 'l sol veli>>. Per ch'io a lui: <<Se tu riduci a mente qual fosti meco, e qual io teco fui, ancor fia grave il memorar presente.

Delle miglior cucine di Parigi, de' miglior letti e delle miglior tresche, de' luoghi ove scorrevano i luigi per gozzoviglie e per guanciotte fresche, dove dell'allegria sempre i vestigi, era, e del giuoco e delle piú dolci esche: avea 'l frate studiato in fra l'untume del secolo il sermon sopra il costume.

Ma chi era il frate, e perchè tanta parte prendeva alla sorte di questa famiglia?

Non bisogna veramente prestare intiera fiducia al canonico Paolo Bernriedens, scrittore della vita di Gregorio, ed al frate Lamberto Schafnaburgense, autore di cronache, perchè entrambi nemici petulanti di Enrico, e perciò appunto devotissimi a Gregorio. Questi due storici dipingono Cencio discolo uomo, perduto, facinoroso, un pendaglio da forca, di ogni scelleratezza vaghissimo, di ogni bruttura maestro, caporione di quanti ribaldi numerasse la citt

Volentieri, figliuola; e il frate andando, tornava presto in compagnia dei fratelli incappati. Essi tenevano il cappuccio tirato sul volto, sicchè di loro non apparivano altro che gli occhi, bastevoli a svelare le passioni dell'anima. Invano da cotesti fori sariasi senza fallo riconosciuto il fratello Aldobrandino, intervenuto cost

Draghignazzo anco i volle dar di piglio giuso a le gambe; onde ’l decurio loro si volse intorno intorno con mal piglio. Quand’ elli un poco rappaciati fuoro, a lui, ch’ancor mirava sua ferita, domandò ’l duca mio sanza dimoro: «Chi fu colui da cui mala partita di’ che facesti per venire a proda?». Ed ei rispuose: «Fu frate Gomita,

Rosina si era tenuta nella sua camera, erasi fatta dare del lavoro e stava intenta ad occupazioni donnesche; ed a tutt'altro pensando che il buon frate potesse averla condotta in quella casa o tratta in vettura, opinò di essere stata presa per altra persona e che un equivoco terribile la facesse dimorare in quelle sospette mura suo malgrado. Il vedersi così miracolosamente salvata, dopo essersi in un momento terribile precipitata dal balcone, attribuiva giustamente alla bont

70 Dove, ferito, alquanti giorni, inante che si potesse armar, fece soggiorno. Ma lascio lui, ch'al suo frate Aquilante ed ad Astolfo in Palestina torno, che di Grifon, poi che lasciò le sante mura, cercare han fatto più d'un giorno in tutti i lochi in Solima devoti, e in molti ancor da la citt

45 Che debbo far, che mi consigli, frate, (disse a Iocondo), poi che tu mi tolli che con degna vendetta e crudeltate questa giustissima ira io non satolli? Lasci

Infatti due ore prima che l'alba spuntasse incominciarono i masnadieri a riunirsi in drappelletti di due, di tre, di quattro, quale abbigliato da abbate, tale altro da frate: parecchi mantennero le vesti rusticane, mancarono di quelli che comparvero con abito da gentiluomo; e tanto è falso il proverbio «la tonaca non fa il monaco», che i nostri banditi incamuffati da gentiluomini non si sarieno distinti in cento volte co' veri gentiluomini bagnati e cimati. Però, fatto il conto, i raccolti non si trovarono a superare i quaranta, numero troppo piccolo per cimentarsi in impresa di rilievo. Guido e gli altri però non erano uomini da peritarsi per questo a mettersi allo sbaraglio; in ispecie Guido, il quale vi si sarebbe cacciato anche solo. Udite le opinioni di tutti, Guido ordinò prendessero per segnale un pampano di vite, e se lo mettessero al cappello, ovvero al cappuccio, e provvisti di armi corte si frapponessero nella processione mentr'essa accostavasi al palco. Col

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