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Aggiornato: 4 giugno 2025


Togli anco questa catena d'oro che val quattrocento, e vedi si puoi rimediare. FORCA. Non lascierò tentar per ogni via, per amor vostro. Io vo. FILIGENIO. Camina. DOTTORE. Férmati, Filigenio, non entrare ancora: avemo a trattare alcune cose insieme. FILIGENIO. Pur hai animo comparirmi dinanzi, giuntatore: non vedo io che porti scolpita nella fronte la sfacciataggine?

Vi dico in somma che è mia figliuola; che mi fu rapita dalla balia, sendo piccina; e or l'abbiamo riconosciuto, come poi piú minutamente restarete sodisfatto. FILIGENIO. Mi rallegro della vostra ventura. Ma che cercate da me? DOTTORE. Se ben non ho riconosciuta mia figlia, so fin ora dove sia, so ben che Forca e vostro figlio l'hanno sbalzata dalla casa di Mangone.

PANFAGO. Ascolta quanto dico. PANFAGO. Poiché costoro han tinto di carbone la faccia a Melitea e l'han fatta comprar da quel buon vecchio e or è in casa sua, andiamo a Filigenio, scopriamogli la veritá; essageraremo il negozio, che arderá di sdegno contro il figlio, porrá Forca in una galea, cacciará Melitea di casa sua per i capegli a bastonate. DOTTORE. Egli nol crederá.

PIRINO. Perché, cor mio? MELITEA. Perché avendole vestite voi prima e or vestendole io, par che da tutte le parti sia abbracciata da voi. FORCA. Entrate, signora, e senza lasciar ponto di sollecitudine avanziamogli di prestezza.

FILIGENIO. Che «signor », «signor no» cerchi in nasconder la veritá? ed è tanta la sua forza che a tuo dispetto ti muove la lingua a dirla. FORCA. Eh, padron mio. FILIGENIO. Che padrone? mi fai del balordo; che balbezzare è il tuo? FORCA. Io non so nulla; ma...

DOTTORE. Mangone, hai saputa alcuna novella di Melitea? MANGONE. bene, anzi di cose che voi non sapete. DOTTORE. È dunque in poter di Pirino? MANGONE. Dico altro che voi pensate. DOTTORE. Che cosa dunque? MANGONE. Melitea è libera e gentildonna. DOTTORE. Che non sia qualche nuovo inganno ordito da Forca, per schernir me dello amore e del desiderio di aver figliuoli?

FORCA. Non è usanza di servi forse? PIRINO. E quando lo saprá, che faremo? FORCA. Che so io? qualche mala cosa. PIRINO. E questo è l'amor e la riverenza paterna? FORCA. E voi coricatevi la notte con questa riverenza, abbrac- ciatevela e baciatela, e lasciate star Melitea.

Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio, ché se quello in serpente e quella in fonte converte poetando, io non lo ’nvidio; ché due nature mai a fronte a fronte non trasmutò ch’amendue le forme a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che ’l serpente la coda in forca fesse, e ’l feruto ristrinse insieme l’orme.

LECCARDO. Cacasangue! questa è una solenne ribaldaria, e discoprendosi io sarei il primo a patire la penitenza, e non vorrei ch'avendomi io vivo mangiati molti uccelli cotti in mia vita, che or le cornacchie e corbi vivi se avessero a mangiare me morto sovra una forca.

I ribaldi gli risero in volto; il pellegrino che conobbe l'arte dell'oste, gli disse: «Senti, Pierone, credi che ti mancheranno delitti per andare alla forca celando quest'uno? Tu hai avuto uno agostaro onde prestarci la tua opera per imprigionare questo Cavaliere, se fosse capitato in tua casa; eccotene un altro: il modo con che getto i danari, ti faccia persuaso che non ispendo dei miei.

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