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Aggiornato: 5 luglio 2025


I lampioni. .... Quella sera, seduto sopra una colonnina di Monte Cavallo nella poetica posa di tutti i grandi uomini giovanetti, derivati dal Colombo del Monteverde me la godevo un mondo, alla vista di quel vasto ondeggiamento di folla in letizia, mentre i lanternini variopinti tremolavano su cappelli e cheppì, mentre i due simulacri dei Dioscuri, di oscuri si facevan luminosi, per la luce dei bengali, tingendosi in rosso, in verde, in viola e l'acqua della fontana, mormorando insieme alla folla, pareva ora una pioggia di smeraldi, or di topazi. Quel formicolare gigantesco di luci e d'ombre, quel festoso gridìo che si spandeva nella serenit

Quasi fossero gli attori spaventosi d’un liturgico dramma da Gran Guignol, erano lasciati soli e campeggiavano in mezzo alla folla, sinistramente percossi dal chiarore delle torce, neri di tabe, monchi delle membra, con piaghe senza nome, con viluppi di fasce onde gemeva la nera putredine, meno simili a creature che a cadaveri dissepolti.

Era appunto quel mistero, nato dalle calunnie, dalle cupe, contradittorie e spaventevoli voci, che serpeggiavano, che sorvolavano di labbro in labbro, era quel mistero che agitava, scuoteva, attirava la folla: la rendeva più commovibile ai canti strazianti, che udiva.

Mille pensieri gli si agitavano in folla nella mente; non era mai stato tanto turbato, cambiava ad ogni istante di decisione; voleva partire all'indomani, voleva rapirla, voleva dirle tutto, almeno chiedere il suo amore.

Sul lato anteriore di questa antichissima sedia di legno si trovano delle placche d'avorio, nelle quali sono rappresentate le fatiche di Ercole. La folla si dava gran pena per strofinare, contro di essa, stoffe o anelli, che avrebbero così assunto virtù di amuleti. Per otto giorni, Roma festeggiò la ricorrenza con processioni, illuminazioni, spettacoli accademici e musicali.

Ma lo seguii, e ci seguirono pur tutti gli altri. Nella via, come uscimmo dal palazzo della biblioteca, il caffè ci apparve subito, rimpetto. La folla si pigiava davanti alla porta. Pandolfelli si fece largo ed entrò nella bottega. Subito ne riuscì, annunziando: L'hanno posto in una vettura e portato ai Pellegrini. Ma era morto. Ho parlato col medico che s'è trovato a passare. Una sincope.

E seguiti dalla folla che benedicevano quel giovane pietoso, entrarono, e deposto l'affamato su una banca, Edmondo domandò una tazza di brodo e un bicchier di vino del più buono. Appena bevuto un sorso di quel brodo vivificante, l'infelice aprì gli occhi, sollevò un po' la testa e compreso cosa eragli accaduto: Grazie, disse ad Edmondo con uno sguardo languido, ma espressivo, Dio ve ne compenser

Ubaldo, che le era stato fino a quel momento inginocchiato accanto, la prese fra le braccia e passò in mezzo alla gente raccogliendo le parole di commiserazione che la vista di quella bella creatura strappava a tutti. Poverina! Pare morta! diceva la gente cercando di farsi strada fra la folla per accompagnarla.

I cittadini, che erano in minor numero, andavano da un gruppo all'altro e posavano familiarmente la mano sulle spalle dei popolani. A un tratto, nel veder scendere da una botte un giovinotto sbarbato e vestito correttamente di saia turchina, tutte le conversazioni cessarono, i capannelli si scomposero e la folla si spinse verso di lui.

Lorenzo Salvani, nascosto nella folla, ebbe agio di vedere tutta la scena e udire per giunta le chiacchiere degli sfaccendati, che tagliavano i panni addosso a quelle nobili persone.

Parola Del Giorno

un'itterica

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