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Chiedevo alla marchesa se non avesse coppia di riscontro per la quadriglia, ed ella si rimette a te. Perciò ti prego.... ed anzitutto ti presento alla mia dama. Aloise fece un profondo inchino alla Corani, e fu stabilito il riscontro fra le due coppie, che andarono nel salone di Flora a mettersi in figura.

Flora, quando la zia cominciò ad aver meno bisogno di lei, saliva spesso alla grotta per riaccompagnare il cieco in una passeggiata attraverso ai campi, lungo le siepi e intanto raccoglieva un mazzetto di fiori per la sua malata.

Flora, che aveva letto, i suoi trecento volumi tra inglesi e tedeschi e che da un mese si storpiava lo spirito coi drammi dell'Ibsen, si rifaceva una non ingrata ingenuit

Non è scomparsa la neve che ci son le violette; le violette cedono il posto al fiordaliso e al papavero; questi all'uva, l'uva alle castagne, le castagne alle nebbie e al freddo. E alle partite a scacchi.... aggiunse l'amico con intenzione. Anche confermò l'altro, arrossendo un poco. Si ricorda ancora la piccola Flora di me? Piccola.... Tu vedrai che donnone s'è fatta.

«Addio, Flora... «Troverò quel che mi promettono al di l

Volentieri tornava al Castelletto, andava spesso in barca con lei: o colla scusa di farsi accompagnare in qualche esercizio di violino, la invitava spesso a Villa Serena. Dal giorno che gli era venuta la buona idea di mettere un poco d'ordine nelle carte del babbo, l'aiuto intelligente di Flora gli era stato preziosissimo.

Massimo approvò questo consiglio e si offerse di essere compagno e guida. La zia Vincenzina mise quasi per condizione che anche Flora l'accompagnasse. Era un premio che la sua infermiera s'era ben meritato; e non avrebbe fatto male manco a lei un mese di riposo dopo si grandi strapazzi. Ma bisognava ottenere l'approvazione del signor Cresti, dell'impaziente fidanzato, che vedevasi offeso nei suoi diritti per ogni minuto sottratto alla sua felicit

Perchè no? chiedeva ancora una voce sommessa, mentre stanca delle emozioni della giornata si addormentava d'un sonno tranquillo. Fiori e fragole. La signora Matilde scriveva qualche giorno dopo alla sorella: «Mi pare che Flora cominci a essere ragionevole. Bisognerebbe battere il ferro mentre è caldo».

Una volta la mano cadde sulla testa di Flora e vi si fermò nel fitto e caldo volume dei capelli. O Flora, o mia povera Flora, che bene che mi fai. Tu mi scaldi la mano e il cuore. Resta, resta, tu sei il mio sole... Non ti ho mai veduta così bene come ti vedo ora. Come sei bella, Flora! Mi giuri che non ti farai del male? per te, soltanto per te, lo giuro, Flora. Verso la luce.

È un po' dura, ve', Flora, ma è così... E vinta anche questa amarezza, continuò, con una voce più rinvigorita: Dunque ho pensato di farmi portare a Brentana. Fin laggiù? Per me ormai laggiù o quassù è lo stesso. Laggiù sentirò a cantare le rane. In quella tristezza? qui c'è chi ti vuol bene.